In spiaggia con Emmeluth’s Amoeba

Si chiude la stagione di Lupo 340 al Lido di Savio di Ravenna, in attesa di Area Sismica

Foto di Elisa Paolucci
Foto di Elisa Paolucci
Recensione
jazz
Lupo 340, Lido di Savio (Ravenna)
Emmeluth’s Amoeba
08 Settembre 2024

Penultimo concerto della seconda stagione estiva  a cura di Area Sismica allo stabilimento balneare Lupo 340 con un quartetto che, senza mezzi termini, è pura dinamite: Emmeluth’s Amoeba.

La sassofonista danese Signe Emmeluth, con base attualmente a Oslo, che già ci aveva molto ben impressionato in quel di Bologna a maggio con il settetto Banshee all’interno del festival Angelica, con questa band di musicisti giovani come lei suona già sorprendentemente matura e il live, a mezzogiorno in spiaggia, è non meno che travolgente. 

Nell’afa cambogiana di Lido di Savio Karl Bjorå (chitarra), Ole Mofjell (batteria) e Christian Balvig (piano elettrico), guidati con ottimo piglio dalla leader, offrono una grande dimostrazione di energia, humour, interplay, libertà e intensità. 

Si comincia con una marcetta beffarda e nella pioggia di suoni a venire subito si intravedono benvenute ruggini rock; muovendosi con agilità tra spartito e improvvisazione, il dettato seguito dai quattro segue un discorso nel quale talvolta si aprono crepe di astrazione: la chitarra come rabdomante o sorgente di suono, musica che sa esporre temi ripidi e a presa rapida ma al tempo stesso cammina a occhi chiusi  verso il silenzio o segue le frecce che indicano altrove.

 Riferimenti? La nevrosi urbana e ansiogena che piglia alla giugulare degli Snakeoil di Tim Berne, un gheriglio di jazz spirituale racchiuso nel guscio di noce di tre note di piano, la coralità estatica della storica scena sudafricana, la ferocia orchestrale di svariati progetti scandinavi (Emmeluth tra l’altro fa parte della Supersonic Orchestra di Gard Nilssen). 

Una scrittura ispirata, capace di dosare, con una sapienza che ha il pregio di apparire totalmente naturale, pause, dinamiche, fughe, attese, esposizioni tematiche, obbligati feroci e sbilenchi. Allo strumento, Signe, che è fisicamente minuta, ha energia da vendere; il chitarrista predilige un prezioso lavoro nelle retrovie ma sa farsi strada quando le maglie della rete si allargano con ottime invenzioni psichedeliche senza praticamente usare effetti. 

Temi scoscesi che vanno a parare in angoli che abbiamo già esplorato con altri ascolti (la Fire!, i cataloghi di Pyroclastic e Clean Feed)  ma si distinguono per immediatezza, potenza, freschezza e un vivacissimo spirito dionisiaco che convince e coinvolge. Swing a rotta di collo, ombre di Africa, quell’inconfondibile quid scandinavo, in bilico tra ironia, potenza e rigore e  grande fluidità da parte di ognuno dei musicisti: il batterista mi racconta di aver da poco suonato in trio con Stale Storlokken dei Supersilent e Hedvig Mollestad e il pianista, versatile e scatenato, lascia intendere quanto sarebbe stato ancora più interessante ascoltarlo su uno strumento a coda. 

Quando proprio alla fine del live giunge la pioggia l’impressione è che siano stati questi quattro giovanotti a chiamarla. Le musiche extra-ordinarie in Romagna,  come da tradizione pluridecennale,  proseguono anche nel 2024 con l’imminente apertura della nuova stagione di Area Sismica nelle campagne di Ravaldino in Monte, vicino Forlì: si comincia il 27 ottobre con il trio Konk Pack, per immergersi il weekend successivo nel solito bagno rigenerante di altri suoni con il Forlì Open Music, che vedrà tra gli altri sul palco gli ottimi Genera di Luca Venitucci, autori di un notevole esordio per Aut Records, Michele Rabbia, i Tell Kujira in un nuovo progetto che vede coinvolto anche il prestigioso IRCAM di Parigi, Enrico Francioni in un omaggio a Ferdinando Grillo e il Chris Pitsiokos Ensemble. Per i dettagli e per scoperchiare ancora una volta il vaso di Pandora www.areasismica.it.

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