Sommelo 1 | Alla ricerca dell'epica finnica
Il festival nel nord-est della Finlandia, fra danze e canto runico
Recensione
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Per gli abitanti di Helsinki il nord della Finlandia incomincia poco più a settentrione della capitale; qui a 600 chilometri a nord-est non ci si sente nell’estremo nord, ma sicuramente si avverte di essere nella terra del mito fondante della nazione finnica. La Karelia è lo scenario, infatti, delle storie contenute nel Kalevala, l’epica nazionale. È stato Elias Lönnrot a compilare la raccolta di canti: tra il 1828 e il 1845 effettuò ben undici viaggi nella Karelia finnica e nella parte che si trova oltre il confine, nell’attuale Federazione Russa, per raccogliere dalla viva voce le storie dell’eroe Väinämöinen, per poi sistematizzarle in maniera molto personale e arbitraria. Storie narrate con l’accompagnamento del kantele - o per sola voce -in quello che è chiamato canto runico, una espressione vocale dal profilo ritmico e melodico molto particolare. Già a fine Ottocento la cittadina di Kuhmo era il centro per chi intendeva visitare la Karelia; oggi è la sede della Fondazione Juminkeko e dell’Accademia del canto runico (in finlandese runolaulu). Sono queste due istituzioni - che mirano alla documentazione, salvaguardia e rivitalizzazione del canto runico - a promuovere da sette anni il Sommelo Ethno Music Festival. Un piccolo festival, lontano dai clamori del più noto Kaustinen, ma ricchissimo di concerti, seminari, corsi, attività di stage rivolte ai bambini: «Saranno il pubblico e i musicisti di domani» dice Taito Hoffrén, direttore artistico del festival. Nei lunghi giorni di luce nordica, lo splendido Arts Centre della città, che ospita anche un importante festival di musica da camera, risuona ininterrottamente di musica. Poi a tarda sera, mentre il sole fa scintillare le acque del lago, ci si sposta sotto un piccolo tendone dove si ascolta altra musica fino ad una mezzanotte che per noi mediterranei è difficile da concepire in questo gioco di sfumature policrome del cielo finalmente sgombro dalle nuvole.
La prima giornata del festival è passata tra brevi concerti al caffè del centro culturale, un seminario su canto narrativo in Finlandia e la grande notte dedicata ancora alle ballate, che ha visto protagonista per prima la svedese Susanne Rosenberg, Un set essenziale il suo, con una forte componente teatrale, il riferimento alle forme più arcaiche di canto tradizionale svedese e alle tecniche di richiamo degli animali. Diverso il viaggio nelle ballate della bretone Brigitte Kloareg, la quale con la sola voce attraversa l’universo narrativo: dall’Irlanda al Galles, dalla Bretagna all’Inghilterra. Terzo atto quello del quartetto Freija. Ancora canti narrativi, questa volta finnici, arrangiati per un organico di violino, arpa portativa, nyckelharpa, contrabbasso, chitarra, mandolino, jouhikko e sax soprano. Prima di passare nell’auditorium più piccolo, la hall del centro culturale è totalmente rapita dalla breve performance del gruppo Tsuumi: ballerini che sviluppano sequenze di tango e tip tap, movimenti mimici su musica suonata da cornamusa e kantele. Colpisce il giovane trio Suo, che riprende il canto runico, mirando a ricreare l’atmosfera dei miti e delle storie narrate nel Kalevala. Un impatto musicale diretto, scelte timbriche molto variegate, una forza compositiva che sorprende e che ancora una volta fa capire quanto fondamentale sia il lavoro svolto nel Dipartimento di Musica Folk dell’Accademia Sibelius di Helsinki, da cui provengono i tre musicisti. Il finale della serata è tutto per le suggestioni in riva al lago nella tenda ad ascoltare canti che esprimono l'ambiente e la natura dell'Artico, le relazioni con il presente e il passato (le voci degli antenati), i ritmi sciamanici, i racconti e gli insegnamenti dell’artista Inuit groenlandese Hivshu.
La prima giornata del festival è passata tra brevi concerti al caffè del centro culturale, un seminario su canto narrativo in Finlandia e la grande notte dedicata ancora alle ballate, che ha visto protagonista per prima la svedese Susanne Rosenberg, Un set essenziale il suo, con una forte componente teatrale, il riferimento alle forme più arcaiche di canto tradizionale svedese e alle tecniche di richiamo degli animali. Diverso il viaggio nelle ballate della bretone Brigitte Kloareg, la quale con la sola voce attraversa l’universo narrativo: dall’Irlanda al Galles, dalla Bretagna all’Inghilterra. Terzo atto quello del quartetto Freija. Ancora canti narrativi, questa volta finnici, arrangiati per un organico di violino, arpa portativa, nyckelharpa, contrabbasso, chitarra, mandolino, jouhikko e sax soprano. Prima di passare nell’auditorium più piccolo, la hall del centro culturale è totalmente rapita dalla breve performance del gruppo Tsuumi: ballerini che sviluppano sequenze di tango e tip tap, movimenti mimici su musica suonata da cornamusa e kantele. Colpisce il giovane trio Suo, che riprende il canto runico, mirando a ricreare l’atmosfera dei miti e delle storie narrate nel Kalevala. Un impatto musicale diretto, scelte timbriche molto variegate, una forza compositiva che sorprende e che ancora una volta fa capire quanto fondamentale sia il lavoro svolto nel Dipartimento di Musica Folk dell’Accademia Sibelius di Helsinki, da cui provengono i tre musicisti. Il finale della serata è tutto per le suggestioni in riva al lago nella tenda ad ascoltare canti che esprimono l'ambiente e la natura dell'Artico, le relazioni con il presente e il passato (le voci degli antenati), i ritmi sciamanici, i racconti e gli insegnamenti dell’artista Inuit groenlandese Hivshu.
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