Nostalgico Caine
Per il pianista urgenza espressiva e perfetta sinergia con Hébert e Perowsky.
Recensione
jazz
Terzo appuntamento con la musica jazz al Teatro Garibaldi di Modica, ed è stata la volta del tanto atteso trio del pianista Uri Caine con John Hébert al contrabbasso e Ben Perowsky alla batteria. Tre figure rappresentative della scena jazz newyorkese, che sin dalle prime battute della loro esibizione hanno rivelato di prediligere una cifra stilistica velatamente nostalgica, già evidenziata nella recente produzione [i]Siren[/i]. È un jazz che recupera, in chiave moderna, alcuni elementi del passato - come lo swing, e un’estetica cool - tra i quali si fanno spazio, a tratti, geometrie e dialettiche da un linguaggio contemporaneo libero da strutture convenzionali, di cui da sempre il pianista è stato uno dei protagonisti. In questo ambito si è sviluppata buona parte dell’esibizione, che ha visto i tre musicisti alle prese con un interplay intenso in cui si sono apprezzate le peculiarità del trio: un Caine che ha evidenziato tutta la sua immensa caratura di musicista e strumentista coadiuvato da una sezione ritmica che ha dato un contributo fondamentale in termini di feeling e di forza propulsiva all’idea del leader. Numerosi, tra i brani eseguiti dal trio, quelli tratti dal [i]Siren[/i], susseguitisi in un crogiuolo di umori variopinti: sprazzi di blues, risvolti di piano stride, pause rarefatte e parentesi liriche di ampio respiro, in cui si è percepita una marcata urgenza espressiva da parte di Caine incalzata con perfetta sinergia dal duo Hébert-Perowsky. Ampio spazio anche per le parti improvvisate, e una citazione per il repertorio classico, cui il pianista si è a lungo dedicato, attraverso la rivisitazione in jazz della celebre [i]Sonata K545[/i] di Mozart. In chiusura il lungo applauso del pubblico, e un ultimo impeto nostalgico del trio: una travolgente versione di “Round Midnight”.
Interpreti: Uri Caine piano; John Hébert Contrabbasso; Ben Perowsky batteria
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