Musiche in transito e concerti gratuiti

Moussu T da Marsiglia, la Turchia per tutti nel settimo giorno di MITO

Recensione
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Quando gli dico che – per venire a sentirlo questa sera – ho rinunciato al concerto di Chick Corea, Tatou mi risponde stupito: «Mais il vive ENCORE?!». Dunque, mentre l’ancor vivente pianista divide l’auditorium del Lingotto con Bollani, per la gioia del pubblico “jazz-oriented”, Moussu T e i suoi “giovani” invadono il Jazz Club di piazzale Valdo Fusi. Moussu T(atou), marsigliese con la faccia da marsigliese – sembra quasi il personaggio di un romanzo di Jean-Claude Izzo - e fondatore del cult reggae-occitano Massilia Soundsystem, porta in giro da ormai qualche anno il suo progetto di “canzone d’autore” (con molte virgolette). Piccole canzoni acustiche, con il banjo, o elettriche, orecchiabili, leggere e deliziose. Parlano – senza eccezioni – delle due grandi passioni di Tatou: le donne e Marsiglia. Con una particolare predilezione per le donne marsigliesi (“Mademoiselle Marseille” è la chiave di volta del T-pensiero). Musiche portuali che incorporano Brasile, blues, operetta, dialoghi surreali, cantate in occitano, francese e nel peculiare “englìsh of La Ciotat”: come l’inglese, ma si parla solo alla Ciotat, comune della Grande Marseille amata casa di Moussu. Unica pecca: troppi samples registrati per ovviare alla formazione ridotta. Canzoni così vivrebbero bene anche con la sola chitarra.

Sempre alle musiche di transito è dedicato il pomeriggio di MITO, con la presentazione del libro di Giovanni De Zorzi edito da Ricordi e da MITO: “Musiche di Turchia – Tradizioni e transiti tra Oriente e Occidente”. Un libro importante che – come ci tiene giustamente a far notare l’autore – colma un vuoto della saggistica sull’argomento, anche perché si costruisce su una bibliografia quasi inesistente nelle lingue occidentali. In coda, con il passaggio di sede dal MAO al Conservatorio, il concerto dell’Ensemble Bezmârâ diretto da Fikret Karakaya. Musiche ottomane fra quindicesimo e diciottesimo secolo, suites di ampio respiro, di dignitosa bellezza e purezza ma non di facilissimo ascolto, nonostante non manchino – nota lo stesso De Zorzi in apertura – una propensione alla melodia che le rende più accessibili all’ascoltatore italiano. Stupisce – e ovviamente rallegra – vedere la sala gremita di pubblico, soprattutto di mezza età, intento a seguire con attenzione il programma di sala.

E se il concerto è gratuito, è giusto supportare la meritoria azione di MITO con tutti i mezzi a nostra disposizione. Per questo non ha prezzo vedere il direttore artistico Enzo Restagno comprarsi il programma di sala, pagando con una banconota il candido, giovane addetto, pure in difficoltà a dargli il resto. Pensavo di farmi prestare il pieghevole dal vicino di posto, più per pigrizia che per altro. Ma, ispirato da tale dedizione alla causa, ho depositato i miei 50 centesimi sul banco e sono andato a sedermi.

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