Monk rocks

Il nuovo progetto del Tinissima Quartet di Francesco Bearzatti presentato all'Auditorium Parco della Musica di Roma

Foto Musacchio e Ianniello
Foto Musacchio e Ianniello
Recensione
jazz
Roma Jazz Festival Roma
03 Novembre 2012
«Secondo voi Monk come la prenderebbe? Secondo me bene, perché Monk era avanti». È lo stesso Francesco Bearzatti, clarinettista ma soprattutto sassofonista tra i più osservati dalla critica in questi anni, e leader del Tinissima Quartet, a farsi la domanda più bruciante prima del bis, alla fine di un concerto bollente in cui il genio musicale di Monk ha dovuto fare i conti - in contumacia - con la musica con la quale Bearzatti è cresciuto. Il musicista non ha mai fatto mistero, infatti, del suo amore per il rock e ora, dopo le apprezzate suite dedicate a Malcolm X e a Tina Modotti, guida il suo quartetto verso l'incrocio tra Monk e i rocker più amati. "Monk'n'Roll", appunto, presentato all'Auditorium Parco della Musica di Roma per il Roma Jazz Festival, che prelude all'omonimo disco in uscita a breve. I suoi compagni - Danilo Gallo al basso elettrico, Zeno de Rossi alla batteria e Giovanni Falzone alla tromba e rumori vari - lo seguono con divertimento. Forse perché questo è un omaggio a Monk, sì, ma non puzza di naftalina. Bearzatti e band si prendono tutte le libertà, e il fatto che ai puristi possa non andare giù non sembra toccarli. Il quartetto riprende la stravaganza di Monk elaborando un eccitante collage tra i suoi temi – da "Misterioso" a "Blue Monk", da "'Round Midnight" a "I Mean You" – e giri di basso e riff di classici rock affidati a Gallo. De Rossi lo segue con vigoria, disegnando una sezione ritmica solidissima e agguerrita, in questo slalom tra "Money" dei Pink Floyd, "Immigrant Song" dei Led Zeppelin, "Walking on the Moon" dei Police, "Billie Jean" di Michael Jackson... La prima di linea di fuoco dei fiati, invece, espone i temi di Monk incrociandoli spesso con quelli rock, e qui sta l'originalità, nel cercare e trovare le anologie strutturali, da sfruttare come punti di scambio, come fossero binari, tra i due temi. Nei soli di Bearzatti e Falzone inoltre spiccano l'ottimo timing e l'inventiva melodica e coloristica. Sax e tromba sono infatti spesso processati e infarciti di effetti. Bearzatti ricerca i suoni tipici del rock, come l'overdrive, che rende tutto un po' più "selvaggio", peccando però a volte di eccessiva spettacolarizzazione, mentre Falzone lascia sfogo alla sua vena gigiona e dà anche prova di un'intelligente capacità rumoristica quando usa la voce e vari aggeggini per colorare l'ambiente sonoro. Il risultato è un continuo groove grasso e spettacolare, funk, torrido, arricchito dai soli fulminanti del leader, con quel suono tonante e la scioltezza di fraseggio che gli sono propri. A dare ulteriore spessore c'è il video curato da Francesco Chiacchio, Valentino Griscioli e Antonio Vanni. Si alternano alle spalle del quartetto clip di Monk in scena, riprese di New York di notte e altre trovate, come l'immagine in movimento della Luna, sul cui sfondo si staglia la figura di Bearzatti che passeggia sul palco attorno ai musicisti (naturalmente: durante "Walking on the Moon"...). La sensazione alla prima è di uno spettacolo che richiede ancora qualche messa a punto (qualche effettuccio e ammiccamento musicale in meno, per esempio) ma che dimostra già una forte carica e presa sul pubblico, e al contempo un rigoglioso pensiero musicale contemporaneo.

Interpreti: Francesco Bearzatti, tenore e clarinetto; Giovanni Falzone, tromba e rumori; Danilo Gallo, basso elettrico; Zeno de Rossi, batteria.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

jazz

A ParmaJazz Frontiere il rodato duo fra il sax Evan Parker e l'elettronica di Walter Prati

jazz

Il Bobo Stenson Trio ha inaugurato con successo la XXIX edizione del festival ParmaJazz Frontiere

jazz

Si chiude la stagione di Lupo 340 al Lido di Savio di Ravenna, in attesa di Area Sismica