Medimex 1 | Troppo Meraviglioso

L'apertura della fiera di Bari dedicata a Modugno

Recensione
pop
Dopo nove ore consecutive passate allo stand ad ascoltare in sottofondo "Meraviglioso" di Modugno - canzone che elenca motivi per cui varrebbe la pena vivere («Ti hanno inventato / il maaaaa-re»), queste stesse argomentazioni tendono a perdere in potere di convincimento.

"Meraviglioso Modugno" è anche il titolo della serata che ha inaugurato il Medimex 2012, seguito ideale della prima edizione dell'anno scorso, sempre al Petruzzelli. L'idea è vecchia come la musica, e - ammettiamolo - non sempre produce spettacoli di qualità: ospiti interpretano canzoni del dedicatario della serata alla loro maniera, e parlano di quanto la sua musica abbia influenzato la loro. Ma Modugno è un bene da riscoprire, e un po' di ripasso delle sue canzoni può far ritrovare cose che si erano dimenticate (anche l'ascolto continuo di "Meraviglioso" può farlo, ma qui siamo davvero ai limiti della tortura psicologica).

Rispetto all'edizione dell'anno scorso, la direzione artistica (in collaborazione con il Club Tenco) ha saggiamente snellito la scaletta, limitando ad uno - massimo due - i brani per artista. E, a fronte di alcuni momenti di scarso interesse, i picchi di qualità sono di più: da ricordare in particolare la performance di Raiz con Radicanto, impegnati (ovviamente) nella napoletana "Io mammeta e tu", inframmezzata con una cantiga sefardita intonata da Fabrizio Piepoli, con simile argomento: una "cover" che spiazza e colloca saldamente Modugno - e tutta la tradizione della "melodia" - nel mezzo del Mediterraneo (perfettamente in tema, dunque, con il Medimex).

L'arte di fare cover è anche quella di far credere al pubblico di cantare una canzone propria: così è successo con la coppia Dente / Brunori Sas, impegnati fianco a fianco rispettivamente in "Notte di luna calante" e "Vecchio frac". Entrambe le canzoni sono apparse perfettamente coerenti con il repertorio dei due cantautori, che a dispetto di filiazioni ormai note (i riferimenti a Bennato, Battisti & co. si sprecano nelle recensioni) mostrano di avere una loro identità artistica ormai ben definita. Identità che - a dispetto dell'incredibile successo di pubblico - continuo a non trovare in Alessandro Mannarino, che fa alla "sua" maniera "Amara terra mia" e "La donna riccia" ma non va oltre all'imitazione di cose e voci ben note. Raffinata l'interpretazione di Pacifico ("Pasqualino marajà"), che sbrodola troppo le presentazioni; sindacale Ginevra Di Marco: sempre eccellente, ma "Malarazza" è parte del suo repertorio da anni ormai.

Chi fa la figura meno bella sono le nuove proposte femminili, con l'eccezione di Erica Mou, che "decostruisce" con coraggio un brano difficile come "La lontananza", con giochini di loop station sulla voce. Sciapa, sciapissima l'apertura affidata a Noemi, cui toccano addirittura due pezzi, e che dimentica le parole di "Nel blu dipinto di blu"... Eccessiva la pugliese Mama Marjas, cui non basta farsi accompagnare da Skip McDonald alla chitarra: una "Resta cu mme" con più abbellimenti che note, e con pochissima sostanza. Meglio il divertente duetto con Erica Mou su "Selene"...

Chiudono gli idoli casa Negramaro - e ritorniamo con ardita mossa retorica all'inizio di questo post: la loro versione di "Meraviglioso" è nota al grande pubblico, e per questo vengono premiati dalla loro Regione. Alla band di Sangiorgi - in trio con abbondante uso di elettronica - bisogna concedere di averci messo un certo impegno. Sentirli fare Modugno, soprattutto nel secondo brano proposto, "Tu si na cosa grande", fa l'effetto di ascoltare una band di posteggiatori che fa cover dei Radiohead. Intrigante e kitsch insieme.

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