Marsiglia in piazza
Babel Med 2011, concerti e professionali da tutta Europa
Recensione
world
Nelle fiere come Babel Med, dove i professional accreditati sono almeno dieci volte più degli stand: una piazza affollatissima, dove - come in piazza - gli incontri più interessanti si fanno all’ora dell’aperitivo.
Gli stand maggiori, quelli che come potenza possono fungere da catalizzatori sufficienti a rastrellare la turba informe di musicisti, ex freaks cinquantenni variamente impegnati come manager e assonnati giornalisti, non sono più di due o tre: gli immancabili catalani, vera potenza di ogni fiera internazionale con la loro promozione musicale d’avanguardia, i padroni di casa provenzali e – negli ultimissimi tempi – i pugliesi di Puglia Sounds, che nel Risiko degli stand si conquistano l’ingresso del padiglione principale, proprio alle spalle dei veterani catalani. Ma, e qui entra in gioco l’aperitivo, l’assortimento di taralli, mozzarelline affumicate e Primitivo vale un triplo sei nell’orario pre-chiusura, e conquista il palato (e l’assidua presenza) della comunità musicale internazionale.
Intorno allo stand – tutto smontabile e di cartone – gira anche la quasi totalità degli italiani presenti a Marsiglia. Per parlare di musicisti, c’è Claudio “Cavallo”, leader di Mascarimirì, gruppo di “tradinnovazione” pugliese che a dieci anni di vita rimane fra le cose più “contemporanee” espresse dalla world music italiana. A Marsiglia è di casa, per le molte collaborazioni con nomi storici della scena locale: Jali di Massilia Sound System, Samuel Karpienia di Dupain, Manu Théron di Lo Cor de la Plana… Tutti compaiono, prima o poi, al suo fianco e ci vengono cordialmente presentati. Fra un bicchiere e l’altro, davanti a un mediocre piatto di pesce, c’è anche il tempo per un’intervista sul nuovo Gitanistan, proteiforme progetto musical-culturale di Mascarimirì sui rom salentini.
Ci sono poi Mauro Durante (nella foto) e il suo Canzoniere Grecanico Salentino, unico showcase italiano (pugliese, sarebbe da dire). Il Canzoniere oggi è un’altra faccia della nuova pizzica, acustica, non di rottura eppure “nuova” almeno nella consapevolezza dell’approccio. Mauro, che ha “ereditato” dal padre la conduzione dello storico collettivo, è un ventiseienne cresciuto a pane e folk revival, e che nutre per l’archivio familiare un meritorio e ponderato rispetto. Lo incontro al mattino, in una fiera ancora deserta; entrambi manifestiamo un piacevole spiazzamento nello scoprirci coetanei, in un mondo (quello musicale, quello del folk, e quello di Babel in particolare) relativamente controllato dalla generazione precedente.
La musica a Babel è meno invasiva che in altre fiere, e trova la sua collocazione in fascia serale, nelle splendide sale dei vecchi Docks che ospitano la kermesse. Le cose migliori ascoltate? Il citato Canzoniere Grecanico Salentino (che oltre al violino del leader si fa ricordare per la splendida voce di Maria Mazzotta) si fa rispettare. La performance di Chico Trujillo, formazione chiave della nuova cumbia cilena si fa ricordare per l’alto tasso di sudore “tamarro”, della migliore qualità . Poi i padroni di casa Watcha Clan, l’electro-voo doo dell’eccentrico haitiano Erol Josué, la maloya moderna di Christine Salem, l’ipnotico Feday Pacha, basi dub, sprazzi di testi quasi urlati e oud distorto… E molto altro
Infine: “Ci sono un francese, un finlandese, un irlandese un belga e un italiano”: non è una barzelletta ma è The Samurai, monumentale quintetto di organetti con Riccardo Tesi, Bruno Le Tron, Markku Lepistö, Didier Laloy e David Munnelly. Fanno la musica che ci si aspetterebbe da un quintetto di organetti di tale livello: brillano su tutte le composizioni di Tesi – dei classici della world music italiana ormai - e lo stile quasi percussivo del più giovane del gruppo, il belga Didier Laloy.
Gli stand maggiori, quelli che come potenza possono fungere da catalizzatori sufficienti a rastrellare la turba informe di musicisti, ex freaks cinquantenni variamente impegnati come manager e assonnati giornalisti, non sono più di due o tre: gli immancabili catalani, vera potenza di ogni fiera internazionale con la loro promozione musicale d’avanguardia, i padroni di casa provenzali e – negli ultimissimi tempi – i pugliesi di Puglia Sounds, che nel Risiko degli stand si conquistano l’ingresso del padiglione principale, proprio alle spalle dei veterani catalani. Ma, e qui entra in gioco l’aperitivo, l’assortimento di taralli, mozzarelline affumicate e Primitivo vale un triplo sei nell’orario pre-chiusura, e conquista il palato (e l’assidua presenza) della comunità musicale internazionale.
Intorno allo stand – tutto smontabile e di cartone – gira anche la quasi totalità degli italiani presenti a Marsiglia. Per parlare di musicisti, c’è Claudio “Cavallo”, leader di Mascarimirì, gruppo di “tradinnovazione” pugliese che a dieci anni di vita rimane fra le cose più “contemporanee” espresse dalla world music italiana. A Marsiglia è di casa, per le molte collaborazioni con nomi storici della scena locale: Jali di Massilia Sound System, Samuel Karpienia di Dupain, Manu Théron di Lo Cor de la Plana… Tutti compaiono, prima o poi, al suo fianco e ci vengono cordialmente presentati. Fra un bicchiere e l’altro, davanti a un mediocre piatto di pesce, c’è anche il tempo per un’intervista sul nuovo Gitanistan, proteiforme progetto musical-culturale di Mascarimirì sui rom salentini.
Ci sono poi Mauro Durante (nella foto) e il suo Canzoniere Grecanico Salentino, unico showcase italiano (pugliese, sarebbe da dire). Il Canzoniere oggi è un’altra faccia della nuova pizzica, acustica, non di rottura eppure “nuova” almeno nella consapevolezza dell’approccio. Mauro, che ha “ereditato” dal padre la conduzione dello storico collettivo, è un ventiseienne cresciuto a pane e folk revival, e che nutre per l’archivio familiare un meritorio e ponderato rispetto. Lo incontro al mattino, in una fiera ancora deserta; entrambi manifestiamo un piacevole spiazzamento nello scoprirci coetanei, in un mondo (quello musicale, quello del folk, e quello di Babel in particolare) relativamente controllato dalla generazione precedente.
La musica a Babel è meno invasiva che in altre fiere, e trova la sua collocazione in fascia serale, nelle splendide sale dei vecchi Docks che ospitano la kermesse. Le cose migliori ascoltate? Il citato Canzoniere Grecanico Salentino (che oltre al violino del leader si fa ricordare per la splendida voce di Maria Mazzotta) si fa rispettare. La performance di Chico Trujillo, formazione chiave della nuova cumbia cilena si fa ricordare per l’alto tasso di sudore “tamarro”, della migliore qualità . Poi i padroni di casa Watcha Clan, l’electro-voo doo dell’eccentrico haitiano Erol Josué, la maloya moderna di Christine Salem, l’ipnotico Feday Pacha, basi dub, sprazzi di testi quasi urlati e oud distorto… E molto altro
Infine: “Ci sono un francese, un finlandese, un irlandese un belga e un italiano”: non è una barzelletta ma è The Samurai, monumentale quintetto di organetti con Riccardo Tesi, Bruno Le Tron, Markku Lepistö, Didier Laloy e David Munnelly. Fanno la musica che ci si aspetterebbe da un quintetto di organetti di tale livello: brillano su tutte le composizioni di Tesi – dei classici della world music italiana ormai - e lo stile quasi percussivo del più giovane del gruppo, il belga Didier Laloy.
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