Luce d'ottoni
Paolo Fresu con la sua Brass Gang! a Genova
Recensione
jazz
La settima edizione del Gezmataz, dopo la sontuosa Brass Ecstasy di Dave Douglas lo scorso anno, ha riportato sul palco dell’Arena del Mare di Genova, suggestiva terrazza affacciata sul luminescente bacino del porto antico della “Superba”, un’altra agguerrita formazione d’ottoni: la Brass Bang! di Paolo Fresu. Uno scintillante nuovo quartetto formato dall’elegante musicalità di Fresu alla tromba e al flicorno, dal genio incontenibile di Gianluca Petrella al trombone, dal talento di Steven Bernstein alla slide trumpet e da Marcus Rojas alla tuba, forse oggi con Bob Stewart il miglior solista al mondo dello strumento. Una formazione che ha interpretato un infuocato jazz cameristico vibrante e divertente. Perché Fresu e compagni veicolano sì un jazz colto e radicato nel profondo solco di quella tradizione che reinventa l’antica fanfara di New Orleans, ma al contempo lirico, cantabile, leggiadro, con frequenti incursioni in cosmiche atmosfere scaturite da un uso sapiente dell’elettronica. Un jazz più melodico che di retro-avanguardia anche per la riproposizione intelligente di alcune celebri canzoni popolari: da "Moon River" alla finale e poetica "Guarda che luna". Un ensemble, quello guidato da Fresu, che si è rivelato più vicino agli stilemi del jazz moderno - emblematica in questo senso la bella versione di "Zero" di Lester Bowie - che ad articolati intrecci polifonici di matrice più classica. A brillare su tutti, anche sull’imprevedibilità di Petrella o il suono sgusciante di Bernstein, la “mostruosa” abilità di Rojas, vero e proprio epicentro di questo speciale quartetto: eccezionali l’agilità e l’implacabile timing del suo fraseggio sulla “pesante” tuba. In sintesi, un concerto avvincente che ha aggiunto un altro lume, oltre a quello lunare, alla limpida notte genovese.
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