Leader brasiliano o leader contemporaneo?
Ieri sera a Milano l’appuntamento di Lenine con l’Italia, in tournée europea
Recensione
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Erano alcune centinaia i fortunati che ieri sera sono andati a sentire e vedere da molto vicino il chitarrista e cantante brasiliano, che preferirebbe definirsi semplicemente “contemporaneo”. In effetti, chi si aspetta da Lenine le sonorità acustiche e jazzistiche per le quali la musica brasiliana è diventata famosa nel mondo, rimane, come minimo, sorpreso. I più conservatori, delusi. Solo l’orecchio esperto scopre nel suo raffinato rock con incursioni in tutti i ritmi pop, le radici della tradizione della sua terra natale: la musicale Pernambuco, nel nordest del Brasile. La grande sala del Rolling Stone non è gremita, e l’acustica ne risente un pochino, ma si capisce subito che chi c’è lo conosce, e bene. Ciononostante il concerto parte “freddino”, con l’autobiografica “Martelo bigorna”, primo dei ventuno brani che verranno eseguiti in 75 minuti – gli undici inediti dell’ultimo album "Labiata", più tanti dei suoi pezzi più conosciuti scelti con grande equilibrio tra i suoi dischi precedenti, in versioni stringate e potenti eseguite alla perfezione da una band d’eccezione che suona insieme da più di dieci anni. Nel giro di 20 minuti, alla fine di “A rede”, hit dell'album "Na Pressão", la serata raggiunge la temperatura giusta. Lenine con voce potente coinvolge il pubblico, che non si fa pregare a fare coro, a battere le mani, a ballare. Tornato sul palco generosamente ben tre volte di fronte agli applausi entusiasti, alla fine, in un’ora e mezza di un bel concerto, esaudisce tutte le richieste.
Interpreti: Lenine - chitarra e voce Jr. Tolstoi - chitarra, programmazione, effetti, samplers e voce Guila - basso e voce Pantico Rocha - batteria, percussioni e voce
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