Le identità di Stromae

Riflessioni a partire da debutto italiano del cantante belga

Recensione
pop
Verso la fine scherza sullo zero a zero a cui il Belgio è ancora fermo contro gli Stati Uniti: lui è un altro emblema di un paese difficile, complicato, diviso già al proprio interno e certo non particolarmente xenofilo, che però ultimamente trova dei punti di unificazione proprio in simboli multietnici. Simboli che al Belgio sembrano suggerire che la soluzione non è la drastica riduzione della complessità, la separazione tra fiamminghi e valloni, ma al contrario lo scioglimento della contraddizione dentro l'assunzione di una complessità superiore, di una sintesi più avanzata: quando chi segna il gol decisivo si chiama Romelu Lukaku qualche riflessione bisogna cominciare a farla.

Per segnare Stromae non deve aspettare il primo tempo supplementare, che poi dopo novanta minuti di gioco concede per il piacere dei tifosi: va a rete dal primo minuto, con "Ta fête", uno dei suoi cavalli di battaglia. Pubblico adorante, con un manipolo di adolescenti che si è attestato di buon'ora a ridosso delle transenne, ma un baricentro di trentenni. Sul fatto che Stromae sia un fenomeno, su questo il suo debutto italiano dal vivo, martedì 1 luglio a Milano, in un Alcatraz da un pezzo sold out, non poteva lasciare nessun dubbio.

Talento multiforme, professionalità implacabile, tenuta della scena impressionante, grande comunicativa, impatto della musica, canzoni che - si capisca o meno il francese, ci si impegni o meno nell'ermeneutica dei testi - riescono comunque di grande appeal. Che questo ragazzo di ventinove anni con una padre hutu morto nel genocidio ruandese abbia successo certo non stupisce. Ma per un'ora e tre quarti di show viene da chiedersi quale sia, andando più a fondo, al di là di questi assi da giocare, il suo segreto. Forse proprio il proporre un esempio estremamente forte di complessità e di sintesi, due cose che possono fare bene al Belgio, ma che dicono profondamente anche a giovani che non sono sudditi di re Filippo e che non hanno origini nel sud del mondo, che però sono alle prese con una definizione di sé.

Stromae è come un eccezionale conglomerato di una serie di sintesi a livelli e su registri diversi. Già la forma dell'esibizione, un concerto che ha forti aspetti teatrali, e in cui la componente del movimento è così prepotente che - in definitiva - potrebbe essere quasi goduto anche come uno spettacolo di danza contemporanea di un performer solista, con la musica a fare da colonna sonora: alto, magro, dinoccolato, Stromae saltella sul palco con l'agilità di un pugile sul ring, si scatena come sulla pista di una discoteca dimenandosi, ma con stile originalissimo e gran classe, si muove con la goffaggine inquietante di un revenant o con meccanicità robotica, di profilo in controluce fa pensare ad una marionetta di Pinocchio. La presenza, la mimica, sono ipnotiche, magnetiche: canzoni come "Formidable" o "Papaoutai" fanno presa anche al puro ascolto, ma è straordinario come Stromae faccia il bevuto, l'uomo spaccato dalla vita; l'immedesimazione con cui rende il patetico, la sconfitta in "Formidable", le contorsioni con cui restituisce il tormento dell'assenza paterna di "Papaoutai".

Insomma, nonostante alle spalle abbia uno schermo con cartoni animati e trovate contemporaneissime, allo stesso tempo siamo nella tradizione del varietà e dell'avanspettacolo, del teatro popolare. Così come siamo a cavallo fra gusto melodico e potenza del sound e dei ritmi, tra nobiltà e pathos dello chansonnier e sfacciataggine dell'elettronica, tra Brel e i Kraftwerk, con i quattro musicisti che lo accompagnano tra tastiere, percussioni e chitarre, un po' automi, fissi alle loro postazioni. E poi c'è un mix micidiale di gioia - più di superficie che altro - e di malinconia - ma sempre senza abbandoni, su un ritmo incalzante - di vitalismo e di continui fantasmi di morte, aids, cancro (con un mostro tentacolare che si espande sullo schermo video), con un'elettronica che è double face, tamarra ma anche sotto sotto amara, sarcastica, disincantata.



Dicevamo, Pinocchio: in Stromae, spesso coi pantaloni corti, al ginocchio come un bravo scolaretto, c'è una forte ambiguità tra dimensione infantile, adolescenziale e adulta. Solo un aspetto di una identità mobile, molteplice, che gioca anche a mescolare maschile e femminile, non senza una conturbante carica di sensualità e una sapienza mimico-gestuale da spettacolo en travesti - ma qui ci vorrebbe Arbasino. Viene da pensare al rapporto con l'identità di Prince, in cui una trentina d'anni fa la mescolanza delle identità di genere era parte di un più generale superamento della reiterazione di identità rigide: proprio perché l'affermazione orgogliosa dell'identità afroamericana era già data, si poteva superarla, non come compromesso, come assimilazione, ma come consapevole elaborazione di una personalità senza obblighi nei confronti delle appartenenze, libera, creativa, positiva e non risentita e rivendicativa. Decenni dopo, e nel vecchio continente, Stromae ha già dietro di sé il raï, la musica africana, l'hip hop delle seconde generazioni (lo ha fatto anche lui), che hanno testimoniato e proclamato l'esistenza in Europa di nuove culture, ma che comunque hanno delimitato i nuovi soggetti in uno spazio "altro".

Stromae, bianco/nero, belga/ruandese, è già oltre il bisogno di definirsi, e forse non è solo un caso eccezionale, ma il segnale che è cominciata una nuova fase, quella dei giovani portatori di identità plurime che, forti della loro complessità multiculturale, entrano e sfondano direttamente nel mainstream.

Stromae non dice "faccio musica africana", e naturalmente non la fa, ma "Humain à l'eau" è soukouss scheletrizzato e robotizzato (come del resto spesso ormai è il soukouss anche a casa sua), e "Papaoutai" è costruito sulla melodia del ritornello, su una deliziosa chitarrina, su un ritmo delle percussioni e dell''elettronica e su un modo di cantare dove è evidente la naturale confidenza di Stromae, fin dall'infanzia, con la grande musica portata a Bruxelles dall'immigrazione congo-zairese.

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