L'America latina vista dall'America latina

La patchanka di Calle 13 a Latinoamericando

Recensione
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Pantaloni da atletica, canotta bianca, tatuaggi sulle braccia, cranio rasato: però il modo di fare di Residente, nome d'arte di René Perez Joglar, non corrisponde per niente a quel sussiego un po' truce che è di troppi rapper: la maniera di rivolgersi al pubblico è anzi estremamente sorridente, cordiale. Sono uscito di casa per andare a vedere Calle 13 a Latinoamericando spinto dalla curiosità: non tanto per via del vago ascolto dei primi due loro cd, godibili, usciti nel 2005-2007, quanto perchè memore di una collaborazione fra loro e una sicura garanzia come Ruben Blades, che deponeva a loro favore.
Sono arrivato al festival pensando di trovarmi di fronte un gruppo hip hop con venature reggaeton (come gruppo hip hop/reggaeton li avevo sentiti citare anche da Blades) per avere invece la piacevole sorpresa di scoprire che si tratta in pratica di un gustosissimo gruppo di patchanka, che mischia baldanzosamente generi e atmosfere in una musica suonata al cento per cento, con fior di band sul palco: Residente affiancato da una cantante, e inoltre il fratello Eduardo Cabra - in arte Visitante - a tastiere, chitarra, fisarmonica, melodica e persino theremin, una sezione fiati con sax tenore, tromba e trombone, e poi chitarra, basso, batteria e due percussionisti. Calle 13 è di Porto Rico, e si spende in maniera decisa per l'indipendenza dell'isola (Porto Rico è un "territorio non incorporato" degli Stati Uniti, che ha un governo autonomo ma che salvo le questioni locali è in pratica controllato dagli Usa: i suoi abitanti hanno la cittadinanza statunitense ma non votano per il Presidente). A Porto Rico le canzoni di Calle 13 hanno fatto parecchio rumore, e alcune sono state censurate. Calle 13 nel 2009 ha partecipato alle celebrazioni dell'indipendenza dell'Ecuador, alla presenza di diversi presidenti, Correa (Ecuador), Chavez (Venezuela), Zelaya (Honduras, deposto da un golpe), Ortega (Nicaragua), Raul Castro (Cuba), e nel 2010 si è esibito con grande successo all'Avana. Residente, un vero mattatore, dice delle cose forti al pubblico - in buona parte un proletariato giovanile latino di seconda generazione che conosce le canzoni a menadito, ma anche coppie e famiglie con bambini - ma il tono è allegro, non comiziante. Dedica una canzone che parla dei barrio «al governo di Porto Rico, il peggior governo che Porto Rico ha avuto nella sua storia».
Agli antipodi degli atteggiamenti "gangsta" diffusi nel rap e nel reggaeton (come di quelli machisti: Residente parla ad un certo punto di rispetto delle donne e dell'omosessualità come di qualcosa che rientra anch'essa «nella proposta di Calle 13»), il gruppo ha fatto pesare la sua popolarità contro le armi da fuoco (diffusissime a Porto Rico, e utilizzate irresponsabilmente anche per festeggiare). È commovente la dedica di un pezzo che si intitola "la pallottola" a Facundo Cabral, staordinaria figura di poeta e cantautore argentino il cui pensiero era intriso dell'insegnamento di Gesù, San Francesco, Budda, Gandhi: il 9 luglio Cabral, 74 anni, è stato assassinato da elementi della criminalità all'aeroporto internazionale di Città del Guatemala. Passano disinvoltamente da un pezzo hip hop-rock ad un brano che presentano come "dixieland", di taglio saporitamente espressionista; i pezzi sono belli, arrangiati, con un bel ruolo dei fiati (sax tenore e tromba sono cubani); la vivacità delle percussioni ricorda a volte il Carlinhos Brown dei tempi migliori, uno dei percussionisti suona i timpani con un incedere perentorio, solenne, un po' alla Olodum. Residente prende in giro i ragazzi accalcati sotto il palco con una selva di telecamerine, dicendogli quello che penso sempre vedendo i turisti giapponesi in gondola a Venezia: «Perchè non vi godete la realtà invece di guardarla attraverso uno schermo ? Con la telecamera invece di conservare lo spettacolo vi perdete la vita, il momento...».
Certamente c'è la lezione, diretta o indiretta, dei capostipiti della patchanka, Mano Negra e Négresses Vertes, ma con Calle 13 è appunto un po' come passare dall'immagine nella telecamera alla cosa vera: rispetto al kitsch del civettare con l'America latina e lo spagnolo di Manu Chao (ma anche degli epigoni italiani della patchanka), che fa molto alternativo, antagonista e revoluciòn, loro hanno il vantaggio di essere latini e alle prese con i problemi dell'America latina. America latina che Residente torna a evocare come orizzonte culturale, con una seconda dedica a Facundo Cabral, introducendo un brano di grande intensità, in cui i fiati suonano una melodia suggestiva, con un gusto e un pathos che emoziona, facendomi venire in mente la Liberation Music Orchestra e Willem Breuker: «Voglio ricordare Facundo Cabral pensando a quando ho cominciato ad andare in America latina uscendo dal mio paese intossicato dagli Usa».

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