Ispirata narrazione
Il quartetto di Kenny Werner privilegia atmosfere pacate, pur non disdegnando irresistibili crescendo.
Recensione
jazz
Lirico e profondamente ispirato, così è apparso il pianista Kenny Werner. Un musicista che coltiva una ampia visione del jazz e che distilla nel suo linguaggio anche elementi non propriamente riconducibili alla musica afroamericana bensì più vicini alla tradizione musicale europea. Un rapporto di grande simbiosi con il suo strumento gli consente di esprimere una poetica intensa, caratterizzata da una narrazione sottilmente armonica dei temi che vengono poi diradati e sviluppati secondo canoni propriamente jazzistici, ottimamente plasmati addosso alle peculiarità del suo quartetto.
Un quartetto assortito da individualità di assoluto valore quali Benjamin Koppell al sassofono, Johanness Weidenmueller al contrabbasso, Ted Poor alla batteria, stilisticamente ineccepibili, timbricamente idonei a supportare il layout espressivo del leader. Musicisti già individualmente affermati in ambiti internazionali, sicuramente portatori di fermenti newyorkesi che - come Werner - i tre riescono amabilmente a metabolizzare secondo le proprie personalità, e a restituire in maniera appropriata nel contesto in oggetto.
La performance evidenzia un ensemble attento a non trasbordare su territori spigolosi, anche quando si concede una timida ed isolata apertura verso ambiti free, rispettoso, di contro, delle strutture ben delineate dei brani. Un ensemble che privilegia atmosfere pacate, pur non disdegnando irresistibili crescendo, che lo vedono come aggomitolarsi su se stesso, al culmine di alcune esecuzioni. Ineccepibile il pianismo di Werner, devoto in parte alla lezione di Bill Evans, e come non citare l’accenno di spiritualità che - a volte - traspare dal sax di Koppel, inevitabilmente evidente nella rilettura della coltraniana “Giant Step”.
Interpreti: Kenny Werner pianoforte, Benjamin Koppel sax, Johanness Weidenmueller contrabbasso, Ted Poor batteria.
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