Incanto e anticonformismo per chitarra e voce
L'attesa data ferrarese non ha deluso: Caetano Veloso è ancora l'icona della canzone tropicale mutante
Recensione
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L’atteso concerto del 7 luglio ha raccolto in Piazza Castello a Ferrara un folto pubblico misto di italiani e brasiliani pronti ad acclamare l’icona della canzone tropicale mutante. Lo scenario è semplice così come l’accompagnamento: Caetano Veloso in concerto per voce e chitarra, senza altri orpelli, senza bisogno di ulteriori arricchimenti orchestrali. D’altra parte, è la piega più recente che ha preso la sua straordinaria carriera, quella di ambasciatore nel mondo di uno stile purissimo e tipicamente brasiliano che parte da João Gilberto e arriva fino ai nostri giorni. Ovviamente riveduto e corretto, ma nemmeno troppo, dal grande genio bahiano. Il concerto procede rapidamente per raccolta di grandi classici di produzione propria o confezionati comunque in modo originale e dunque rivitalizzati. Si comincia con gli omaggi a Michelangelo Antonioni (ferrarese doc e mentore dell’arte tropicalista), ad Ary Barroso e "La Mer" di Charles Trenet, cantata per ricordare il suo primo manager, Guilherme Araújo. Poi ci sono gli immancabili riferimenti ai classici della canzone ispano-americana, come "Tonada de luna llena" e "Cucurrucucu Paloma". Il concerto ci regala infine tutta la meraviglia delle composizioni di Caetano: da "Trilhos Urbanos" a "Você è linda", da "Menino do Rio" a "Sampa", da "Leãozinho" a "Coracão Vagabondo", da "Odara" all’infinita "Terra". È bellezza pura, niente di più e niente di meno. Caetano, con i suoi 65 anni portati benissimo, sa perfettamente come ricreare l’incanto della musica ad ogni concerto. Le provocazioni appartengono oramai ad una generazione che non è più la sua, ma la curiosità insaziabile resta la stessa degli anni sessanta.
Interpreti: Caetano Veloso - voce e chitarra
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