Il sinuoso immateriale

Gli Odwalla con Famoudou Don Moye alla nona edizione dell'Open World Jazz Festival

foto Paolo Dezzuti
foto Paolo Dezzuti
Recensione
jazz
Open World Jazz Festival Ivrea
13 Novembre 2010
Mille rumori infiniti che diventano suono: ne sono pieni i palchi di tutto il mondo e ogni volta quel rimando all’anima dell’Africa ci tocca sempre ogni corda (in senso letterale, riferito al cuore) lasciandoci un po’ attoniti e insieme incalzati dal ritmo. Che bello sentire solo strumenti a percussione. Battiamo le mani a tempo. Il cerchio si chiude. Poi a casa tutti, che si ascolta Coltrane. Per Odwalla ogni storia è invece a sé. Puoi aver visto tutti i concerti di questo gruppo dai riflessi madreperlacei e sapere che nulla è scritto, che ogni incontro diventa un momento di festa: suonare insieme scambiandosi persino i ruoli - tra marimbe e djembé e vibrafoni e batterie nobilitate e steel drum - prima di tornare ognuno alle proprie latitudini. Voluto e creato da Massimo Barbiero, Odwalla è attivo dal 1989 con una formazione di base alla quale si aggiungono di volta in volta ospiti e danzatori: questa volta c’era Famoudou Don Moye, il "battito" dell'Art Ensemble Of Chicago. Giovedì 11 novembre, al Teatro Giacosa di Ivrea tutti i posti sono occupati da persone in grande aspettativa, del tutto ripagata: Don Moye, privo di parti e di un percorso tracciato, si diverte a seguire il corso del ritmo e l’altro magnifico ospite U.T.Ghandi si sposta talvolta alla marimba, dove improvvisa insieme a Barbiero. Serata coinvolgente di certo, benché la vera parola chiave di questo concerto sia "sinuoso", per sonorità e per gesti: la danzatrice Sellou Sordet appare sulla scena come un’onda di mare ventoso e ruba la calebasse a Doudu Tourre', mimando con essa la femminilità. Forse sta proprio in questo la grandezza di questo gruppo: rendere concreto e visibile l’immateriale. Un atto percussivo si fa nota, una movenza restituisce l’astratto. Tutto è compiuto e cristallino. Questo è Odwalla.

Interpreti: Massimo Barbiero: marimba, vibes, steel drum and percussions; Matteo Cigna: vibes, marimba, steel drum, dum dum; Stefano Bertoli: drums; Alex Quagliotti: drums, steel drum; U.T. Gandhi: drums and percussions; Andrea Stracuzzi: percussions, steel drum; Doudu' Kwateh: percussions; Doussu Tourre': dijembé; Papis Davo: dijembé e kora; feat. Famoudou Don Moye: drums and percussions; Compagnia di danza Aziza Daxo dal Benin, coreografo Gerard Diby.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

jazz

A ParmaJazz Frontiere il rodato duo fra il sax Evan Parker e l'elettronica di Walter Prati

jazz

Il Bobo Stenson Trio ha inaugurato con successo la XXIX edizione del festival ParmaJazz Frontiere

jazz

Si chiude la stagione di Lupo 340 al Lido di Savio di Ravenna, in attesa di Area Sismica