Il meraviglioso orientale di Albert Roussel sul palco dello Châtelet
La sala ottocentesca del teatro parigino si è tinta dei colori del Rajastan per la rappresentazione di Padmâvatî, opéra-ballet in due atti del compositore-marinaio, rappresentata per la prima volta all'Opéra di Parigi il 1 giugno 1923. Si narra la leggenda della regina di Tchitor, "femme fatale" suo malgrado che, per sfuggire alla bramosia di Alaouddin, sultano dei mongoli, pugnala e segue l'amato marito Ratan-Sen fino al rogo funebre.
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Recensione
classica
Théâtre du Châtelet Parigi
Albert Roussel
22 Marzo 2008
"Storia di onore e di dignità", la vicenda di Padmâvatî, malgrado il testo in francese e privo di qualità poetiche dell'orientalista Louis Laloy, è impregnata di una "sensibilità tutta indiana". Tale è l'opinione del regista indiano Sanjay Leela Bhansali che, grazie ai preziosi costumi di Rajesh Pratap Singh e alle sontuose scene di Omung Kumar Bhandula, ha saputo fondere, nell'allestimento per il Théâtre du Châtelet, lo spirito d'antan dei grandi spettacoli con animali in scena (un cavallo, un elefante, una tigre e serpenti), le suggestioni del viaggio in Rajastan tradotte in musica da Roussel e un'elegante atmosfera fin-de-siècle. Ne derivano le opposizioni tipicamente simboliste fra i ritmi "infuocati" della danza delle spade e l'arabizzante sensualità delle "Danses des esclaves", i rumori della guerra evocati dalle percussioni e la grazia eburnea e "acquatica" del canto delle donne velate del coro accompagnato dall'arpa. E ancora, l'apparizione delle forze del male e del bene – le messaggere di Siva, Dourga, Kali e le Apsâras –, che esprime nella danza la tragedia finale. Le suggestive coreografie di Tanusree Shankar e la brillante direzione di Lawrence Foster, sul podio dell'Orchestre Philharmonique de Radio France, rivelano un esotismo musicale, privo di velleità filologiche, che si esprime nell'intonazione di "mantra" della scrittura corale, nei ritmi ipnotici e nel ricorso alla modalità per il canto del Bramino (il tenore Yann Beuron) e per il tema di Padmâvatî, rielaborazione di un canto indù. E malgrado tale decorativismo estetizzante, che esclude la caratterizzazione psicologica dei personaggi, il contralto Sylvie Brunet, affiancata dagli espressivi Finnur Bjarnason (Ratan-Sen) e Alain Fondary (Alaouddin), ha dato voce a una eroina indù fiera e appassionata.
Interpreti: Padmâvatî: Sylvie Brunet; Ratan-Sen Finnur Bjarnason; Alaouddin Alain Fondary; Le Brahmane Yann Beuron; Badal François Piolino; Nakamti Blandine Folio Peres; Gora Laurent Alvaro; La Sentinella Alain Gabriel
Regia: Sanjay Leela Bhansali
Scene: Omung Kumar Bhandula
Costumi: Rajesh Pratap Singh
Coreografo: Tanusree Shankar
Orchestra: Orchestre Philharmonique de Radio France
Direttore: Lawrence Foster
Coro: Choeur du Châtelet
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