Il gioco dell'ascolto
Il racconto di Nuoro Jazz 2014
Recensione
jazz
Quello che si capisce passeggiando fra le aule di Nuoro Jazz è che la maggior parte di quello che si impara qui, in un seminario che va avanti dal 1989 in una cittadina al centro della Sardegna, ha poco a che fare con le parole. Ha a che fare con una intenzione generale che è prima di ascolto, poi di gioco, poi di collaborazione.
Lo scossone generale del cambio della guardia ha messo alla prova i corsi (in breve: il corpo docente che Paolo Fresu ha voluto con sé fin dall’inizio, e che ruotava attorno al suo quintetto storico, è stato sostituito allo scoccare dei 25 anni, dopo avere fatto diventare questa piccola realtà un momento importante dell’insegnamento del jazz in Italia) e prima di questa ventiseiesima edizione c’erano ancora molte incertezze.
Ma nella sua prima annata post-Fresu, Nuoro Jazz sembra ancora vivace e pieno di risvolti inattesi. Basta fare un giro nei suoi luoghi per tastare il polso della situazione attuale: record assoluto di iscritti (più di 130), concerti serali gremiti, jam session fino a tarda notte in cui docenti e allievi stanno sullo stesso palco e, a giudicare da quello che si sente e si vede, si divertono parecchio.
In cattedra ora ci sono Dado Moroni, Emanuele Cisi, Cinzia Spata, Bebo Ferra, e poi ancora Bagnoli, Tamburini, Dalla Porta, Enrico Merlin, Giovanni Agostino Frassetto, Francesca Corrias e Marcella Carboni. La direzione, una sorta di legame con la vecchia guardia, è nelle mani di Roberto Cipelli. Oltre ai nuovi ingressi, a richiamare giovani musicisti da ogni punto d’Italia e d’Europa c’è una presenza imponente e magnifica come quella di Dave Holland, che in tre giorni di masterclass (e con un concerto in solo di quelli che si ricordano tutta la vita, non solo se sei un contrabbassista) ha raccontato un pezzo della sua storia. Anche qui le sorprese non si sono fatte attendere. La prima è la generosità, l’umanità di un musicista del suo calibro, a totale disposizione dei ragazzi. Al di là delle parole, Holland ha mostrato come la fonte d’ispirazione più grande – anche per uno come lui – sia l’ascolto. La sua masterclass era la più attesa, inutile dirlo, ma quando è stato il momento della lezione di launeddas tenuta da Luigi Lai, maestro di questo strumento tradizionale, lui era lì. Affascinato a tal punto da quell’oggetto millenario, e da chi lo suonava, da scrivere di getto un pezzo, subito dopo, in albergo. Un brano in cui le note lunghe dell’arco fanno riecheggiare il suono delle launeddas, e che Holland dedica personalmente a Lai durante il concerto nel Giardino di Casa Deledda, a Nuoro, davanti a un pubblico adorante.
È stata una bella sorpresa il collegamento – quasi casuale, ma beneaugurante – sempre più stretto fra Nuoro Jazz e New York: non solo per l’esibizione del NY3, il trio newyorkese di Cisi, ma anche per la presentazione del libro di Nicola Gaeta Bam. Il jazz oggi a New York e per il documentario di Carlo Sanna sulla prima trasferta internazionale del festival: “Nuoro Jazz a New York” ha raccontato la mini tournée che il gruppo dei migliori allievi dell’edizione 2012 ha fatto a Manhattan nell’autunno del 2013, ritrovandosi a duettare con una colonna del jazz mondiale come Sheila Jordan. Sono state queste immagini a dare il via alla fitta rassegna di concerti, il 20 agosto.
Pochi giorni dopo, il festival ha ospitato un altro giovane prodigio che nella Grande Mela ha trovato casa: l’arpista colombiano Edmar Castaneda. Va detto che da queste parti l’arpa jazz è di casa, grazie al corso che Marcella Carboni tiene da qualche anno. Ma Castaneda non si è risparmiato neanche per un istante, in piedi dietro il suo strumento, senza mai smettere di aggredire allegramente l’arpa mentre accennava passi di danza tra brani originali, qualche standard e un duetto con la stessa Carboni. È un dialogo fra mondi apparentemente lontani anche quello che porta sul palco l’Infinita Quintet, gruppo nato fra Sardegna e Finlandia, dove gli spazi aperti della musica nordica abbracciano composizioni ricche di dettagli. Ma forse la novità migliore, in un luogo dove si impara a crescere musicalmente, è uno spazio sempre più ampio per i giovani e i giovanissimi, protagonisti di molti concerti: non ci sono solo talenti emergenti che conquistano le pagine delle riviste specializzate, ma anche gruppi premiati dai concorsi (Nuoro Jazz ora collabora anche con il Chicco Bettinardi) e allievi dei conservatori sardi impegnati in progetti originali. Alcuni di loro sono cresciuti fra queste aule, e sembrano avere imparato ad ascoltare. E, soprattutto, a giocare con la musica.
Lo scossone generale del cambio della guardia ha messo alla prova i corsi (in breve: il corpo docente che Paolo Fresu ha voluto con sé fin dall’inizio, e che ruotava attorno al suo quintetto storico, è stato sostituito allo scoccare dei 25 anni, dopo avere fatto diventare questa piccola realtà un momento importante dell’insegnamento del jazz in Italia) e prima di questa ventiseiesima edizione c’erano ancora molte incertezze.
Ma nella sua prima annata post-Fresu, Nuoro Jazz sembra ancora vivace e pieno di risvolti inattesi. Basta fare un giro nei suoi luoghi per tastare il polso della situazione attuale: record assoluto di iscritti (più di 130), concerti serali gremiti, jam session fino a tarda notte in cui docenti e allievi stanno sullo stesso palco e, a giudicare da quello che si sente e si vede, si divertono parecchio.
In cattedra ora ci sono Dado Moroni, Emanuele Cisi, Cinzia Spata, Bebo Ferra, e poi ancora Bagnoli, Tamburini, Dalla Porta, Enrico Merlin, Giovanni Agostino Frassetto, Francesca Corrias e Marcella Carboni. La direzione, una sorta di legame con la vecchia guardia, è nelle mani di Roberto Cipelli. Oltre ai nuovi ingressi, a richiamare giovani musicisti da ogni punto d’Italia e d’Europa c’è una presenza imponente e magnifica come quella di Dave Holland, che in tre giorni di masterclass (e con un concerto in solo di quelli che si ricordano tutta la vita, non solo se sei un contrabbassista) ha raccontato un pezzo della sua storia. Anche qui le sorprese non si sono fatte attendere. La prima è la generosità, l’umanità di un musicista del suo calibro, a totale disposizione dei ragazzi. Al di là delle parole, Holland ha mostrato come la fonte d’ispirazione più grande – anche per uno come lui – sia l’ascolto. La sua masterclass era la più attesa, inutile dirlo, ma quando è stato il momento della lezione di launeddas tenuta da Luigi Lai, maestro di questo strumento tradizionale, lui era lì. Affascinato a tal punto da quell’oggetto millenario, e da chi lo suonava, da scrivere di getto un pezzo, subito dopo, in albergo. Un brano in cui le note lunghe dell’arco fanno riecheggiare il suono delle launeddas, e che Holland dedica personalmente a Lai durante il concerto nel Giardino di Casa Deledda, a Nuoro, davanti a un pubblico adorante.
È stata una bella sorpresa il collegamento – quasi casuale, ma beneaugurante – sempre più stretto fra Nuoro Jazz e New York: non solo per l’esibizione del NY3, il trio newyorkese di Cisi, ma anche per la presentazione del libro di Nicola Gaeta Bam. Il jazz oggi a New York e per il documentario di Carlo Sanna sulla prima trasferta internazionale del festival: “Nuoro Jazz a New York” ha raccontato la mini tournée che il gruppo dei migliori allievi dell’edizione 2012 ha fatto a Manhattan nell’autunno del 2013, ritrovandosi a duettare con una colonna del jazz mondiale come Sheila Jordan. Sono state queste immagini a dare il via alla fitta rassegna di concerti, il 20 agosto.
Pochi giorni dopo, il festival ha ospitato un altro giovane prodigio che nella Grande Mela ha trovato casa: l’arpista colombiano Edmar Castaneda. Va detto che da queste parti l’arpa jazz è di casa, grazie al corso che Marcella Carboni tiene da qualche anno. Ma Castaneda non si è risparmiato neanche per un istante, in piedi dietro il suo strumento, senza mai smettere di aggredire allegramente l’arpa mentre accennava passi di danza tra brani originali, qualche standard e un duetto con la stessa Carboni. È un dialogo fra mondi apparentemente lontani anche quello che porta sul palco l’Infinita Quintet, gruppo nato fra Sardegna e Finlandia, dove gli spazi aperti della musica nordica abbracciano composizioni ricche di dettagli. Ma forse la novità migliore, in un luogo dove si impara a crescere musicalmente, è uno spazio sempre più ampio per i giovani e i giovanissimi, protagonisti di molti concerti: non ci sono solo talenti emergenti che conquistano le pagine delle riviste specializzate, ma anche gruppi premiati dai concorsi (Nuoro Jazz ora collabora anche con il Chicco Bettinardi) e allievi dei conservatori sardi impegnati in progetti originali. Alcuni di loro sono cresciuti fra queste aule, e sembrano avere imparato ad ascoltare. E, soprattutto, a giocare con la musica.
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