Il fascino barbuto del rock'n'roll
Gli Eels a Milano con un esaltante set elettrico
Recensione
pop
Che Mr. E sia sempre stato – in fondo – un buontempone, è una cosa che sospettavamo da tempo. Solo che, quando in 9 recensioni su 10 le parole più comuni abbinate ai suoi ultimi dischi sono “disgrazia”, “storia d’amore finita”, “tristezza”, e non mancano mai i riferimenti simpatetici alla sua biografia degna di Giobbe, ci si fa l’idea che il cantante sia tornato ad essere un uomo davvero depresso. Se poi comincia il concerto milanese con una serie di ballad solitarie in cui le locuzioni più comuni sono “she’s gone”, “I just need you back”, “goddam I miss that girl” e simili…
Il seguito del concerto si sarebbe potuto intuire meglio concentrandosi sull’abbigliamento del [i]lìder[/i]: tuta da lavoro bianca, rayban, foulard (a metà tra un pirata e una madamina) quasi sugli occhi. E – naturalmente - la barba, sempre più florida, che sembra essere l’elemento richiesto per il casting della band. Dall’ingresso degli “altri” Eels, tutti in camicia e cravatta e occhiale scuro, comincia uno show diverso, elettrico – il punto di riferimento sono i suoni di [i]Hombre Lobo[/i] – e pieno di humour. La scaletta privilegia le composizioni recenti, che dal vivo risplendono di una inedita elettricità e fanno dimenticare una certa monotonia d’ispirazione (e ci credo: tre dischi in circa un anno… Neanche Zappa). Eels e i suoi barbudos suonano come una rock band d’altri tempi: batteria secca e senza fronzoli, basso pieno di groove (basta il "nome" del bassista: Koool G Murder), distorsioni grasse: dalle parti di Allman Brothers Band, ZZ Top (altro gruppo per cui la barba non è un accidente facciale ma uno stile di vita) e di altro rock sudista, in cui poi si infiltrano Motown, rock’n’roll solare (la cover di “Summer in the City” dei Lovin’ Spoonful, “Mr. E's Beautiful Blues” sovrapposta a “Twist and Shout”), funk e persino i Ramones (“I Like Birds”, ora cattivissima). Un rock villoso e virile, capace di non prendersi troppo sul serio.
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