Il coro e il cuore
Al FolkClub di Torino la polifonia di Lo Còr de la Plana
Recensione
world
A Marsiglia ci sono più di duecento quartieri, ognuno con i suoi nomi e soprannomi, e con una sua anima - o un cuore: li ritroviamo tutti in una lunga farandola di Lo Còr de la Plana, intitolata appunto “Farandola dei barìs”, dei “quartieri”. La loro somma è forse superiore a Marsiglia stessa: uno di questi quartieri, una zona di passaggio fra il nord e il sud della città, fra i quartieri poveri e ricchi - e quindi anche fra Francia e immigrati - è La Plaine, La Plana in provenzale. Il suo “cuore” - che è anche il suo “coro” - da una decina d'anni gira il mondo a cantare dei quartieri di Marsiglia, della sua Comune rivoluzionaria, dei politici di ieri e oggi.
Lo Còr de la Plana, “inventato” da Manu Theron quando la polifonia occitana non era fra i gusti della volubile industria della world music, è oggi la formazione di riferimento per il genere, e vanta - anche grazie al lavoro di promozione culturale avviato - qualche tentativo di imitazione.
La musica del quintetto mantiene la propria origine popolare, anche in una forte sensazione di gioia - quasi conviviale - nel proporre i canti, che emerge fin dal soundcheck. Ovvio, dunque, che il coro si trovi a suo agio al FolkClub di Torino, dove la prima linea di spettatori appoggia i piedi sul palco. A dispetto di questa spontaneità, la musica del gruppo è tutto fuorché improvvisata; prende i modelli - armonici e ritmici - della cultura musicale da cui muove per complicarli e arricchirli. La tentazione sarebbe di attribuire il merito di tanta ricchezza di culture e influenze a Marsiglia stessa, gran calderone di idee e persone, ma sembrerebbe fare torto a Theron e soci, e al loro lavoro di sintesi e di pura invenzione musicale e linguistica.
Chi li ha scoperti su disco (l'ultimo [i]Marcha![/i] è imperdibile), dal vivo ritrova più tiro, più percussioni (grancassa, bendir, tamburello...), più velocità, oltre alle umane sporcature di intonazione. Solo così, però, con i piedi sul palco, si capisce il lavoro del gruppo, si colgono giochi armonici, incastri ritmici e dinamiche delle voci che - prima di essere musicali - sono [i]umane[/i], tout court.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
world
Racconto dal Premio Parodi 2024, sempre meno "world music" ma sempre più riconoscibile
world
Il progetto Flamenco Criollo ha inaugurato con successo il Festival Aperto 2024