Identità creola
A Mauritius si è concluso il Festival International Kreol, e la séga è diventata patrimonio dell'Unesco

Recensione
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Dieci giorni di festival che diffondono su tutta l’isola i ritmi travolgenti, i colori e i profumi intensi della tradizione musicale creola. È il Festival International Kreol che si è tenuto sull’Isola di Mauritius dal 18 al 28 dicembre, culminato in una sgargiante e irresistibile serata finale il 20 dicembre con un Gran Konser notturno sulla piana di Les Salines, giusto a ridosso dell’antica capitale Port Louis. Simbolo clou dell’intera manifestazione, nata nel 2006 (che offre una trafila esuberante di regate notturne, lezioni di poesia autoctona, esibizioni di bande folkloristiche, serate a tema sulla prelibata cucina locale e persino sui giochi) è ancora una volta l’ex-tennista, ora cantante e anima dello spirito creolo Yannick Noah: autentico marpione da palcoscenico che scende in campo con aria disinvolta, assai divertita, canta e invita il pubblico locale a ballare con lui, diffondendo nell’aria tropicale i suoi hit più conosciuti da "Métisse" a "Saga Africa". Al suo fianco c’é anche Mario Ramsamy (voce simbolo del gruppo francese Emil and Images) che punteggia felicemente melodie diffusissime sull’isola come "Maitresse", "Le coeur en exile" e "Demons de Minuit". Ma nella moltitudine corale di contributi si fanno largo anche altri emblemi di world music presenti in quella zona del mondo, pronti a declinare il genere creolo a suggestioni di sapore reggae e caraibico: il cantante seychelliano Jean Marc Volcy (armato di banjo), la vocalist Sandra Mayoutte, la mauriziana Clarelle Armelle e gli elementi del Chagos Group che immettono un sapore più marcatamente indiano, oltre a musicisti in arrivo da Rodrigues e dalla vicina Réunion. E il tema di quest’anno, "Ki Kreolite?" non fa che accentuare la dimensione di un festival costruito sulla radice e l’identità creola, appena eletta con il genere nazionale, la [i]séga[/i], a patrimonio culturale dell’Unesco.
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