I sogni difformi di Bartòk e Ravel

E' pressoché inedito l'abbinamento voluto da Jeffrey Tate al San Carlo, con uno spettacolo che accosta due celebri atti unici di Bartòk e Ravel, poco lontani fra loro nel tempo, ma lontanissimi nel linguaggio e negli intenti.

Recensione
classica
Teatro di San Carlo Napoli
Béla Bartók
05 Marzo 2008
E' pressoché inedito l'abbinamento voluto da Jeffrey Tate al San Carlo, con uno spettacolo che accosta due celebri atti unici di Bartòk e Ravel. Poco lontane fra loro nel tempo, ma lontanissime nel linguaggio e negli intenti, Barbablù e L'Enfant si offrono allo spettatore in un vivido ed efficace contrasto che ha il suo unico punto di contiguità nel virtuosismo estremo della scrittura orchestrale. Un aspetto che la direzione di Tate, complice un'orchestra in splendida forma, valorizza come meglio non si potrebbe, squadernando preziosissime filigrane sonore in una gamma che esalta le più sofisticate combinazioni di mezze tinte, solo raramente puntando alla massima accensione cromatica. A quest'interpretazione multicolore fa da contrappeso una parte visiva che invece tende al monocromo, con molto (talvolta troppo) nero. Ciò soprattutto nel primo pannello del dittico la cui dimensione onirica viene portata all'interno di un ambiente scarno nel quale i pochi raffinati elementi disegnati da un artista valente come Marc-Camille Chaimowicz, accolgono simbolici giochi di luce e frammenti di proiezioni che portano il segno angoscioso di quel cinema muto mitteleuropeo cui lo stesso Balàsz dette contributi decisivi. La scena si apre un po' più alla luce nella pièce di Ravel, su un palcoscenico fattosi inclinato dove gli oggetti prendono vita con costumi fantasiosi e misurate coreografie. Qui come in Bartòk la regia di Roberto Andò muove i corpi con intelligente discrezione lungo una linea di sobria fedeltà alle indicazioni testuali; linea che in Barbablù si avvale dell'eccellente prova di due esperti protagonisti come Laszlò Polgar e Ildiko Komlosi,e in Ravel si giova della garbata verve scenica di Marina Comparato, circondata da un affiatato complesso di cantanti.

Interpreti: Barbablù Làszló Polgár; Judit Ildiko Komlosi; L'Enfant et les Sortilèges; L'Enfant, Marina Comparato; Maman, la Tasse Chinoise, la Libellule Sonia Prina; Le Feu, la Princesse, le Rossignol Davinia Rodriguez; La Chatte, l'Ecureuil, la Bergère, un Pâtre Gabriella Sborgi; La Chouette, la Chauve-Souris, une Pastorelle Elena Monti Le Fauteuil, l'Arbre Nicolas Testé; La théière, L'Arithmétique, La Rainette Thomas Morris Le Chat, l'Horloge Comtoise François Le Roux

Regia: Roberto Andò

Scene: Bozzetti di Marc-Camille Chaimowicz realizzati da Nicola Rubertelli (scene) e Giusi Giustino (costumi).

Corpo di Ballo: Corpo di ballo del Teatro di San Carlo

Coreografo: Giovanni Di Cicco

Orchestra: Orchestra del Teatro di San Carlo

Direttore: Jeffrey Tate

Coro: Coro e Coro di voci bianche del Teatro di San Carlo

Maestro Coro: Marco Ozbic

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