Flamenco, e un po' di jazz

I rapporti tra il flamenco e il jazz risalgono agli anni Settanta, quando musicisti flamenco come Paco de Lucia e Pepe Habichuela e jazzisti come Pedro Iturralde accesero la fusione. Habichuela - che oltre ad aver accompagnato Enrique Morente e Camarón de la Isla, ha suonato anche con Jaco Pastorius e Don Cherry - è ancora tra i più importanti chitarristi flamenco, proveniente dalla famosa famiglia gitana dei Carmona di Granada. Dave Holland, contrabbassista inglese che ha fatto la storia del jazz rock e dell'avanguardia al fianco di Miles Davis, Herbie Hancock, Chick Corea, Antony Braxton, lo ha incontrato nel 2007 e da allora ha cominciato un percorso di studio del flamenco, che ha portato nel 2010 all'album "Hands" (Dare2 rec). In una sala Sinopoli quasi piena, il quintetto, completato da Josemi Carmona (seconda chitarra), figlio di Pepe e fondatore dei Ketama, e dai percussionisti Juan Carmona e Bandolero, ha presentato al pubblico romano un repertorio in buona parte tratto dal disco, con brani composti nei palos (stili) tradizionali del flamenco. Dalla bulerìa d'apertura al tangos con assolo jazzy di Josemi Carmona ed esuberante duetto di cajon; dal fandango al lirico tarantos dedicato a Camaron de la Isla. Nel mezzo alcune composizioni di Carmona, come "Tangroove" dal suo ultimo album "Las pequeñas cosas" (Universal), e momenti solistici per Holland e Habichuela. Un'ora e mezzo di concerto, con picchi di energia soprattutto nei pezzi più ritmati, senza mai tuttavia riscaldare il sangue degli spettatori, forse anche per l'assenza delle palmas. Un progetto di nuevo flamenco, in cui il jazz è talmente rispettoso della musica spagnola che prende spazio quasi solo nel linguaggio di Holland e - a tratti - nei soli di Carmona.

Interpreti: Dave Holland (contrabbasso), Pepe Habichuela (chitarra), Josemi Carmona (chitarra), Juan Carmona (percussioni), Bandolero (percussioni)