Fiat dance
Benga apre l'edizione 2008 di Club to Club a Torino
Recensione
pop
La musica dance è questione di arte, di funzione e – perché no - di contesto. In questo, Club to Club, festival internazionale di arte e musica elettronica, è il punto di riferimento italiano. Fatta salva la funzione (il ballo), sono la scelta artistica e l’aggancio al contesto che fanno della manifestazione quello che è: se le città sono luoghi mentali, quello di Club to Club è il soundtrack ideale per questa Torino post-industriale, post-olimpica, tentativamente post-piemontese “bogia nen”. Muoversi, insomma, ci si muove. La serata che apre la tregiorni paga dazio alla coolness dell’ingresso ad inviti, nel pacchiano ex-industriale del Mirafiori Motor Village, tra bar lounge e situazioni stile vetero-Fiat dura a morire («non si entra con i drink, c’è la moquette», sic). La musica, per fortuna, sa andare oltre: David Canisius nasce violinista (e finisce dj), e di tutte le sue musiche ha una concezione insieme d’arte e funzionale: beat elettronici man mano che la serata si accende, ma la miccia è classica: Mahler e Philip Glass (“Koyaanisqatsi”). Avvicendamento in corsa per Luomo, alias del finlandese Sasu Ripatti, che con il suo dancefloor minimale traghetta la nottata verso quello che tutti aspettano: Benga. Il giovane afro-warrior londinese, stella del dubstep (ne abbiamo parlato su gdm 252) è la conferma che aspettavamo. Ritmi 2-step e cupezze dub non sono solo etimologici, e il suono è quello – per rifarci a generi noti – di un trip-hop cattivo, arrabbiato e protestante, dai bassi ribollenti e distorti. Musica che spazza via la sensazione di chic implicita nell’esclusività della serata: sporca, comunicativa e reale. E per un’oretta o due, sulla moquette marchionniana, ci sembra di calpestare il dancefloor di un club di South London.
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