Far techno a teatro
Dance da Chicago e Berlino e un pianoforte classico: l'incontro apre Club to Club '09
Recensione
pop
Tra i migliori festival in circolazione dedicati alla musica e alla “cultura” elettronica, Club to Club apre la nona edizione con un main event dalla grande portata simbolica al Teatro Carignano di Torino. L’occasione è coerente con il processo di sdoganamento della dance music ad un pubblico extra-dancefloor, in cui sulla scena italiana il festival di Xplosiva ha avuto un ruolo da protagonista.
L’anomalo e fascinoso contesto teatrale limita i decibel e accelera i tempi “sintattici” delle strutture techno, che oscillano continuamente tra la tensione delle sequenze preparatorie più minimaliste e la liberazione della cassa in quattro, salutata dal pubblico con puntuali gridolini di piacere. Se c’è un dubbio riguarda l’interazione tra i musicisti, non con l’ambiente: che la somma delle personalità non si traduca automaticamente nella somma dei singoli valori è legge nota non solo nel mondo musicale. Così, se seduce il contrasto tra la techno vintage (kitsch, oserebbe qualcuno…) di Craig, il minimale e colto von Oswald e il barocco sfarzo degli stucchi del Carignano, lascia perplessi l’interazione ad ogni costo tra questi due e il piano “totale” di Francesco Tristano, diviso tra suono acustico filtrato, azioni direttamente sulla cordiera e tastiere. La prima mezz’ora fila via con un Tristano perplesso che si mortifica ad improvvisare su strutture dance, ottenendo una lounge fredda. Meglio va – e il concerto poco a poco decolla fino a toccare vette di minimale bellezza – quando il pianista trova la sua via di interplay nell’iterazione di arpeggi semplici via via complicati, o nelle sequenze percussive sulla cordiera.
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