Europa vs. Usa a Cormòns

Diverse tradizioni della musica improvvisata a Jazz & Wine of Peace

James Carter
James Carter
Recensione
jazz
Controtempo
25 Ottobre 2009
Tanti aspetti del jazz d’oggi, da quelli più legati alla tradizione afroamericana, come James Carter e i suoi assolo "a rotta di collo" (e l’inevitabile sostituzione dell’ancia del sax alla fine da ogni brano), a quelli più lontani, come l’impiego di un gigantesco corno alpino telescopico nella prova solitaria di Arkady Shilkoper, illustrano la poliedricità del festival Jazz & Wine Of Peace a Cormòns. Per quattro giorni la città del Friuli ha attirato un pubblico europeo, austriaci, italiani e sloveni in una serie di concerti che delineavano percorsi differenti. Sul versante palpitante di jazz si ricordano Bill Frisell, con un repertorio che ha chiamato in causa John Coltrane, Ron Carter e Lee Konitz, ed una scelta timbrica inusitata, che discende dal suo Quartet del ’96 ma recupera il violoncello visionario di Hank Roberts, partner di Frisell nella sua prima band; l’ensemble Resonance di Ken Vandermark, un collettivo di rara potenza dove l’improvvisazione è l’esperanto tra solisti statunitensi, svedesi, polacchi ed ucraini; il trio del pianista Vijay Iyer, arricchito da Rudresh Mahanthappa al sax, che in un interplay serrato ha collegato Bud Powell, Stevie Wonder e i modi del free jazz; il New East Quartet in cui militano il sassofonista russo Anatoly Vapirov ed il percussionista Vladimir Tarasov, con una musica in cui è evidente quell’approccio distintivo ed europeo all’improvvisazione, che ha generato negli anni un modello parallelo a quello statunitense, e che sintetizza tante delle sfaccettature care al festival di Cormòns.

Note: Dal 22 al 25 ottobre al Teatro Comunale di Cormòns e in altri luoghi.

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