Il festival che negli anni ha portato la musica del mondo nelle ville del Miglio d’Oro e in luoghi storici di Napoli fa i conti con i cordoni della borsa serrati e la miopia di amministrazioni locali (con l'eccezione dei comuni di San Giorgio a Cremano e - in parte - di Napoli) insensibili di fronte alla manifestazione curata da Gigi Di Luca che, con ostinazione e competenza da quasi due decenni, svolge un significativo lavoro divulgativo sulla world music. Cosicché il cartellone di Ethnos, edizione 17, si riduce a quattro concerti, ospitati nello scenario settecentesco di Villa Bruno (Teresa De Sio e Dhoad) e in quello medievale del Maschio Angioino (Juan Carlos Caceres Trio e Radiodervish), e ad una tavola rotonda sulla cultura popolare e i rapporti tra creatività artistica e tradizione orale. De Sio si presenta in trio (chitarra, violino, percussioni) con un set grintoso nel quale infila omaggi ai suoi maestri (Matteo Salvatore, Enzo Del Re, Cantori di Carpino); delude nella rilettura della deandreana “Don Raffaé”, canta sue nuove composizioni e si concede un paio di pizziche, che di questi tempi non si negano a nessuno. Variopinta e festosa ma dalla sostanza musicale alterna la performance dei Dhoad a base di qawwali, stilemi rajastahani, figure di danza sapera e acrobazie di un fachiro, premiati come la De Sio, dal successo di pubblico.
Le serate napoletane offrono concerti musicalmente più intimi con l’esibizione – a dirla tutta, un po’ breve e col piglio di chi deve sbrigare una formalità – del compositore porteño Juan Carlos Caceres: ammaliante esploratore delle relazioni storiche tra tango e forme sonore africane ed indie. Illumina la notte napoletana l’elegante plurilinguismo folktronico, intriso di lirismo, degli italo-palestinesi Radiodervish, accolti con affetto e calore dal folto pubblico.
Interpreti: Teresa De Sio (voce, chitarra), Her (violino), Upapadia (percussioni), Egidio Marchitelli (chitarra).
Dhoad, Gitani del Rajastahan: Sanjay Khan (canto, harmonium), Teepu Khan (tabla), Arif Khan (kartal), Rafeek Mohammed (tabla), Barkat (dholak), Munshi (fachiro), Leela (danza).
Juan Carlos Caceres (piano, voce), Marcello Russillo (batteria), Carlos Buschini (basso).
Radiodervish: Nabil Salameh (voce, chitarra, percussioni, bouzouki), Michel Lobaccaro (basso, chitarra, voce), Alessandro Pipino (tastiere, fisarmonica, organetto voce), Riccardo Laganà (darbouka, cajon, djembé, tamburi a cornice).