Esquimesi e tessiture timbriche
"Nanook l'esquimese" e Fred Frith alla ventesima edizione di Jazz In'It a Vignola
Recensione
jazz
In linea con la sua filosofia artistica, l’edizione del ventennale di Jazz In'It si è svolta, tra le splendide mura della Rocca in Piazza dei Contrari, al crocevia tra musica, cinema, letteratura, valorizzata dalle produzioni originali volute dal direttore artistico Giuseppe De Biasi. La serata chiave è stata quella di sabato 28 giugno, aperta dalla proiezione del capolavoro documentaristico "Nanook l’esquimese" di Robert Flaherty (1922), musicato dai Q3, ovvero i ticinesi fratelli Simon e Brian Quinn più Max De Aloe, che ha preso il posto del terzo fratello Nolan. Di fronte alla potenza soverchiante e perenne del film di Flaherty il trio ha fatto una esplicita scelta di basso profilo, disegnando episodi delineati a blocchi con riff generici. Questa caratterizzazione d'atmosfera rischia di mantenere la musica in una posizione fin troppo subordinata, ma funziona in scene come quella del risveglio o nella parte finale, dando vita a autentiche emozioni sonore.
A seguire, l’altra produzione - in collaborazione con il festival Angelica - ha permesso al visionario Fred Frith di lavorare con un inconsueto ensemble di undici elementi in gran parte taliani, che ha eseguito la lunga “Tessitura”: una densa materia acustica mutevole e sospesa, quasi una melodia di timbri in cui si impastano colori acustici ed elettronici o prodotti, come di consueto con Frith, in modi non convenzionali. A tratti la batteria scandisce un ritmo, ma è la precaria combinazione delle vibrazioni acustiche a tenerci avvinti. Domina l’idea di collettivo: a tratti emerge l’ottimo clarinettista Claudio Puntin, mentre qualcun altro, come Gianni Gebbia, appare sacrificato. L’entusiasmo finale del pubblico premia un festival che, nonostante le difficoltà economiche, ha ancora molto da farci scoprire.
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