Esordi e vecchi maestri a Bergamo
La "prima volta" di Surman/Galliano e l'intramontabile Ahmad Jamal aprono Bergamo Jazz
Recensione
jazz
Si aprono con un incontro inedito le serate al Teatro Donizetti del Festival Jazz di Bergamo 2010, seconda edizione "griffata" Paolo Fresu.
Sono personalità forti, quelle di John Surman (sax soprano e baritono) e di Richard Galliano (fisarmonica), musicisti il cui linguaggio ha - nei tanti anni di carriera - trovato dimensioni di efficace definizione formale, cosa che, in soldoni, si traduce in riconoscibilità, vendibilità e successo. Leciti quindi i dubbi iniziali sull'esito dell'abbinata (i due non si erano mai incontrati prima), fugati però già dalle prime note. Alternando composizioni di entrambi ("Aurore","Hymn", "The Cloud Song") e un'ottima "What's New" come bis, Surman e Galliano hanno dimostrato di sapersi ascoltare, di avere voglia di divertirsi e, soprattutto, di potersi collocare per una sera in un coinvolgente "terreno terzo" rispetto ai reami di appartenenza, un luogo in cui esplorare con semplicità il piacere di questa tardiva "prima volta".
Pubblico entusiasta, così come calorosissimo è stato con Ahmad Jamal nella seconda parte di serata. Del pianista rarefatto e minimale degli anni Cinquanta, tanto amato da Miles Davis, non è rimasto molto ma, alla testa di un collaudato quartetto, il musicista sa offrire ancora una musica vibrante e originale, governando in modo impeccabile le dinamiche della band. I brani (tra cui l'immancabile "Poinciana" e raffinati standard come "Like Someone In Love") vengono così esplorati alternando vigorose iterazioni di frammenti ritmici e swinganti esposizioni tematiche, in un continuo dialogo tra tensione e rilascio. Ai robusti interventi solisti dei compagni, Jamal ha risposto con un fraseggio limpido e coinvolgente... a ottant'anni non è così scontato!
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