Di qua o di là?

diario del 20 luglio

Recensione
jazz
Al bivio che da Oristano Nord porta sulla Carlo Felice in direzione Sassari c’è da qualche giorno un cartello giallo a forma di freccia con scritto “di qua”. Fosse con il punto esclamativo uno se ne farebbe una ragione perentoria ma è un “di qua” assolutamente pacifico e innocuo. Uno decide di andare “di là” oppure no e andando “di qua” sa che può viaggiare vicino o lontano. Mi chiedo quale senso avrebbe lo stesso cartello giallo a Belvì o a Nureci dove siamo stati con “!50” in un tempo ormai remoto. Perché per quanto siano luoghi dove puoi solo arrivare e ripartire dalla stessa strada questa ha un potenziale di diramazioni infinite mentre a Oristano Nord sai che vai verso Cagliari o verso Sassari e il mondo sembra meno vasto. Il “di qua” del bivio di Oristano non vuole essere perentorio ma di fatto lo è. Non ti obbliga ad andare dove la scritta ti suggerisce ma ti obbliga perlomeno a scegliere se farlo. Il “di qua” o “di là” riassume le distanze del mondo in destra e sinistra e Nord e Sud mentre a Nureci o a Belvì sei solo in un punto dell’Isola e spetta a te andare a Sassari o a Cagliari per la via principale o per altri itinerari. Noi ad esempio ieri siamo andati a Trinità d’Agultu, in Alta Gallura, scegliendo di seguire il cartello giallo a forma di freccia e di scelte, in quel caso, non ne avevamo altre tant’è che siamo bene arrivati anche se dopo due ore e mezza di strada. Fossimo stati in un luogo altro la vastità dell’Isola ci avrebbe suggerito innumerevoli vie. Tra valli, fiumi, colline e montagne da circumnavigare un cartello giallo a freccia come quello posto in bella vista a Oristano Nord sarebbe solo un simpatico scherzetto da ragazzi annoiati.
A Trinità ci siamo arrivati dopo circa due ore e mezzo di strada. Prima siamo partiti in direzione di Sassari e poi abbiamo svoltato per Tempio Pausania e poco prima di entrare in città abbiamo girato per Aggius e poi per Trinità. È una zona incredibile quella. Già prima passi vicino alla foresta pietrificata di Carrucana tra Martis e Perfugas ma quando vedi i monti di Aggius capisci che sei in Gallura e che il rapporto tra terra e mare è speciale. Attraversando Aggius con la macchina sponsorizzata e con il logo di “!50” ci guardano tutti curiosi e molti ci riconoscono e ci salutano. Alcuni ci fanno cenno del tipo “ci vediamo più tardi” e quando usciamo dal paese ci troviamo d’improvviso con il panorama mozzafiato della Valle della Luna fino a quando non si apre la vista del mare di Badesi. Gli stazzi della Gallura sembrano disegnati da un bio-architetto naïf perché, a parte qualche costruzione moderna dipinta malamente, il resto è perfettamente inserito nel paesaggio e confuso tra querce e graniti dalle forme più strane. C’è tutto un nuvolame minaccioso e la temperatura si è leggermente abbassata ma sappiamo di essere fortunati e finalmente, mentre entriamo a Trinità d’Agultu, le nuvole nere lasciano spazio al sole come è già stato per Oliena e per Mogorella l’altra sera. Il concerto di oggi con la “Brass Bang!” si svolgerà in uno dei pochi luoghi normali di questo folle tour. E’ una piazza normale, lastricata di granito, con qualche albero, una chiesa davanti e qualche bar. Una piazza normale che dopo 39 giorni di rovi e di pietruzze ci sta bene a dieci giorni dalla fine del tour che sarà in un teatro vero con quinte, proscenio, poltrone di velluto e foyer eleganti.
Appena arrivato viene il Parroco che è gentile. Mi dice che c’è la messa alle 19.30 e si scusa. Dicono a Gianluca Petrella e Oren Marshall che dobbiamo necessariamente finire prima e così sarà. Purtroppo il quarto elemento del gruppo che è Steven Bernstein non è potuto arrivare per problemi di viaggio ma ci organizziamo per suonare in trio e dopo una veloce prova di un quarto d’ora possiamo andare a cena con le partiture sotto braccio. La prova proseguirà tra un piatto di pasta e una bistecca. Il concerto inizia con un tributo a Lester Bowie e prosegue con un paio di brani di Ellington, uno originale di Oren dal titolo “Orange Era”, “As Tears Go By” e “Guarda che luna” di Fred Buscaglione. Decidiamo poi di eseguire un brano in acustico tra la gente. Questo è il mio “Fuga (dall’Isola)” ma di fatto non lo suoniamo perché ce ne andiamo in giro tra il pubblico portandoci appresso un riff sul quale ognuno improvvisa a turno. Il brano finale sarà una versione per trio di ottoni di “No potho reposare” con il mio tema che passa alla tuba di Oren e che lo suona come se lo avesse sempre conosciuto. Chiedo a Luca se possiamo fare un bis. Alza il pollice e partiamo non prima di avere fatto i ringraziamenti di rito. Chiudiamo suonando nel bar di fronte. Tra la gente che batte le mani e gli avventori che, tra una birra e un filuferru, ci guardano attoniti. La notte torniamo ad Alghero passando per Badesi, Castelsardo, Sorso e Porte Torres. Stamattina leggo sul giornale che c’è stata una fuga di polvere di carbone dalla E.ON proprio mentre transitavamo noi e che quattro persone sono rimaste ferite.

Peccato mi dico. Stanotte anche le luci degli impianti sembravano parte del cielo.

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