Chi ha paura dei turchi?
I giannizzerri all'attacco di piazza Castello
Recensione
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Secondo l’etnomusicologo Jean During, le musiche del mether sono l’interpretazione ottomana di una “strategia sonora” ben nota sin da tempi più antichi: quella di terrorizzare i nemici con la violenza del suono (traggo la notizia dal bel libro di Giovanni De Zorzi, Musiche di Turchia).
Detto questo, la Fanfara tradizionale dell’esercito di Turchia – fiore all’occhiello del Focus di MITO - non terrorizza proprio nessuno. Anzi: il baffone posticcio sfoggiato dai suoi membri più imberbi smonta anche un po’ la marzialità della cosa, conferendo a questi marcantoni turchi l’aspetto malinconico dei comprimari di Stanlio & Ollio.
Gli unici che potrebbero spaventarsi, poi, in tempi di contestazioni da destra e da sinistra, sono quelli della festa del PD, che occupano piazza Castello: i giannizzeri infatti piombano a passo sostenuto (da piazza Statuto lungo via Garibaldi in un pugno di minuti) proprio contro il loro palco, seguiti da ampio codazzo di folla. Sarebbe stata davvero una bella scena; ma neanche loro si scompongono – anzi: proseguono imperterriti il soundcheck, competendo acusticamente con il suono delle zurna e il rullo dei tamburi. L’effetto complessivo sul soundscape è intrigante, se si aggiunge anche la rievocazione dell’assedio di Torino che a pochi metri, davanti al Palazzo di Città, si svolge sotto le orecchie attente dei pochissimi ancora appassionati dell’accoppiata marziale autoctona: piffero e tamburo.
Detto questo, la Fanfara tradizionale dell’esercito di Turchia – fiore all’occhiello del Focus di MITO - non terrorizza proprio nessuno. Anzi: il baffone posticcio sfoggiato dai suoi membri più imberbi smonta anche un po’ la marzialità della cosa, conferendo a questi marcantoni turchi l’aspetto malinconico dei comprimari di Stanlio & Ollio.
Gli unici che potrebbero spaventarsi, poi, in tempi di contestazioni da destra e da sinistra, sono quelli della festa del PD, che occupano piazza Castello: i giannizzeri infatti piombano a passo sostenuto (da piazza Statuto lungo via Garibaldi in un pugno di minuti) proprio contro il loro palco, seguiti da ampio codazzo di folla. Sarebbe stata davvero una bella scena; ma neanche loro si scompongono – anzi: proseguono imperterriti il soundcheck, competendo acusticamente con il suono delle zurna e il rullo dei tamburi. L’effetto complessivo sul soundscape è intrigante, se si aggiunge anche la rievocazione dell’assedio di Torino che a pochi metri, davanti al Palazzo di Città, si svolge sotto le orecchie attente dei pochissimi ancora appassionati dell’accoppiata marziale autoctona: piffero e tamburo.
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