Broadway racconta Chaplin (in bianco e nero)
In scena il musical sulla vita dell'attore e regista
Recensione
pop
Appena il sipario si alza, Chaplin è a qualche metro da terra, in bilico su una fune. Tutto il cast lo guarda dal basso e gli rivolge domande, richieste, insinuazioni. È l’inizio di un’esistenza in equilibrio: la povertà a Londra, la fama a Hollywood, il declino, gli amori, l’impegno politico, la vecchiaia.
Portare il cinema a teatro, dalle parti di Broadway, non è una novità. Ma è un po’ diverso quando sulla scena si deve trovare spazio per una colonna dell'arte mondiale, un pezzo dell’immaginario di ognuno di noi. Chaplin - The Musical ci sta provando in queste settimane all’Ether Barrymore Theater sulla 47esima strada a New York, e ha avuto la fortuna di trovare un protagonista come Rob McClure. Un nome pressoché sconosciuto anche agli amanti del teatro fino a poche settimane fa ma, a giudicare dal risultato, destinato a restare a lungo sotto i riflettori.
Alla base della produzione c’è la vita di Chaplin, dall’infanzia al rapporto con la madre, passando per il successo e i numerosi matrimoni, fino al declino (con la fuga in Svizzera) e alla celebrazione di un’intera carriera, quando ormai il suo bastone non è più un oggetto di scena ma ritorna a essere solo un aiuto per tenersi in piedi. Tutto è in bianco e nero: abiti, oggetti di scena, persino il trucco. Lo sforzo di riprodurre l'aspetto di un film d’epoca è in ogni singolo elemento. Il regista Warren Carlyle, che ha curato anche le coreografie, si è divertito a giocare tra la realtà e il cinema e in alcuni momenti è complesso districarsi tra le metafore che si accavallano.
L’interpretazione di McClure nei panni di Charlot rivela un grandioso studio del personaggio, sia sullo schermo che nella vita reale, e restituisce la delicatezza, il divertimento puro, la leggerezza di scene che tutti conserviamo nella memoria, da Luci della Città a Il monello, passando per Il grande dittatore e La febbre dell'oro. Ma sa anche dargli quell’aria altera, sprezzante, che lo caratterizzerà dopo il successo. Ed è capace di mettere cuore quanto basta in “Where Are All the People?”, uno dei brani di punta. Peccato che il pezzo sia scalfito da un testo poco originale, perché vocalmente McClure dà il suo massimo proprio in quei versi. In generale, i brani composti da Christopher Curtis (e affidati all’orchestra di Bryan Perri) strizzano l’occhio alle musiche usate nei film comici in bianco e nero, a cui si aggiunge una generosa dose di swing e, ogni tanto, qualche coro di troppo.
Gli spunti per ridere e per commuoversi sono tanti. Per fortuna c’era materiale in abbondanza nella produzione di Chaplin, ma anche il musical ha aggiunto del suo: il piccolo e delizioso Zachary Hunger (che interpreta sia Chaplin bambino sia il protagonista de Il monello) e la voce di Jenn Colella, nei panni della giornalista che perseguita il regista, sono notevoli. E alcune scene restano memorabili: il flashback di una passeggiata con la madre mette in fila con semplicità tutti gli elementi del personaggio che lo renderà celebre. Ed è piuttosto azzeccata la scelta di raccontare la sequela di matrimoni come una serie di incontri su ring, da cui Chaplin esce gonfio di botte, mentre le (ex) mogli vanno in trionfo, cariche di soldi.
Una bella produzione, insomma, che avrebbe potuto evitare qualche banalità, ma che brilla per la forza scenica dei suoi protagonisti e per l’immensa grandezza dell’uomo che sta celebrando.
Portare il cinema a teatro, dalle parti di Broadway, non è una novità. Ma è un po’ diverso quando sulla scena si deve trovare spazio per una colonna dell'arte mondiale, un pezzo dell’immaginario di ognuno di noi. Chaplin - The Musical ci sta provando in queste settimane all’Ether Barrymore Theater sulla 47esima strada a New York, e ha avuto la fortuna di trovare un protagonista come Rob McClure. Un nome pressoché sconosciuto anche agli amanti del teatro fino a poche settimane fa ma, a giudicare dal risultato, destinato a restare a lungo sotto i riflettori.
Alla base della produzione c’è la vita di Chaplin, dall’infanzia al rapporto con la madre, passando per il successo e i numerosi matrimoni, fino al declino (con la fuga in Svizzera) e alla celebrazione di un’intera carriera, quando ormai il suo bastone non è più un oggetto di scena ma ritorna a essere solo un aiuto per tenersi in piedi. Tutto è in bianco e nero: abiti, oggetti di scena, persino il trucco. Lo sforzo di riprodurre l'aspetto di un film d’epoca è in ogni singolo elemento. Il regista Warren Carlyle, che ha curato anche le coreografie, si è divertito a giocare tra la realtà e il cinema e in alcuni momenti è complesso districarsi tra le metafore che si accavallano.
L’interpretazione di McClure nei panni di Charlot rivela un grandioso studio del personaggio, sia sullo schermo che nella vita reale, e restituisce la delicatezza, il divertimento puro, la leggerezza di scene che tutti conserviamo nella memoria, da Luci della Città a Il monello, passando per Il grande dittatore e La febbre dell'oro. Ma sa anche dargli quell’aria altera, sprezzante, che lo caratterizzerà dopo il successo. Ed è capace di mettere cuore quanto basta in “Where Are All the People?”, uno dei brani di punta. Peccato che il pezzo sia scalfito da un testo poco originale, perché vocalmente McClure dà il suo massimo proprio in quei versi. In generale, i brani composti da Christopher Curtis (e affidati all’orchestra di Bryan Perri) strizzano l’occhio alle musiche usate nei film comici in bianco e nero, a cui si aggiunge una generosa dose di swing e, ogni tanto, qualche coro di troppo.
Gli spunti per ridere e per commuoversi sono tanti. Per fortuna c’era materiale in abbondanza nella produzione di Chaplin, ma anche il musical ha aggiunto del suo: il piccolo e delizioso Zachary Hunger (che interpreta sia Chaplin bambino sia il protagonista de Il monello) e la voce di Jenn Colella, nei panni della giornalista che perseguita il regista, sono notevoli. E alcune scene restano memorabili: il flashback di una passeggiata con la madre mette in fila con semplicità tutti gli elementi del personaggio che lo renderà celebre. Ed è piuttosto azzeccata la scelta di raccontare la sequela di matrimoni come una serie di incontri su ring, da cui Chaplin esce gonfio di botte, mentre le (ex) mogli vanno in trionfo, cariche di soldi.
Una bella produzione, insomma, che avrebbe potuto evitare qualche banalità, ma che brilla per la forza scenica dei suoi protagonisti e per l’immensa grandezza dell’uomo che sta celebrando.
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