Bollani ci prova
La Rai osa e non osa, con la musica narrata in tv
Recensione
jazz
Il fenomeno Bollani ha riportato la musica narrata in televisione: le apparizioni con Arbore e poi soprattutto a Radio3, con David Riondino, l’esilarante "Dottor Djembé". Un successo, che ha avuto anche un’appendice televisiva. E proprio l’effetto trainante della radio deve aver convinto la Rai a ritentare la carta della musica in televisione.
“Sostiene Bollani” è un programma sulla musica con tanta musica. Affiancato da Caterina Guzzanti, Bollani (con l’ausilio di una bella schiera di autori, a cui si deve l’impeccabile equilibro tra parlato e musica) racconta i meccanismi musicali, con leggerezza, humour e senza mai essere banale. Idee semplici ma fondamentali tipo: come inizia un brano musicale? O come finisce? (Era il tema della seconda puntata). Ed ecco esempi da tutti i generi di musica: classica, canzone, jazz. E spesso le parole fluiscono dritte in un brano dal vivo, magari suonato dagli ospiti di turno; oppure si confrontano con un breve filmato storico, da cui prendere spunto per altre divagazioni.
Una formula fluida, che funziona, a cui gli irresistibili Funk Off conferiscono un’ulteriore carica di energia spettacolare, che il regista Enrico Rimoldi sa organizzare con il giusto gioco di inquadrature e ritmo. Funziona perché Bollani, anche se appena meno a suo agio che alla radio, sa intrattenere con estro senza perdere il senso della misura: in questo è come i grandi jazzisti di un tempo, musicista e intrattenitore. E come i jazzisti di un tempo, musicista completo: un programma del genere può farlo solo un musicista che sa fraseggiare il funk, accompagnare Peppe Servillo, improvvisare jazz e interpretare con eleganza una trascrizione del Bolero di Ravel. Non tutto è ancora oliato: la chimica con Caterina Guzzanti non funziona molto, forse lei ha bisogno di sciogliersi o forse il ruolo dell’ingenua ignorantella le sta stretto.
Ma il messaggio del programma è chiaro: la musica è una cosa seria con cui ci si diverte, ovvero ci si diverte perché è una cosa seria. Ci sono arrivati anche i funzionari Rai, che poi con sublime masochismo mandano questo gioiellino a mezzanotte della domenica. Certo, puntata dopo puntata il pubblico aumenta, ma non sarai mai quanto quello che in un’altra fascia oraria sarebbe potuto incappare nel programma e scoprire che in tv, come nella vita vera, la musica - tutta - è gioia e intelligenza.
Una formula fluida, che funziona, a cui gli irresistibili Funk Off conferiscono un’ulteriore carica di energia spettacolare, che il regista Enrico Rimoldi sa organizzare con il giusto gioco di inquadrature e ritmo. Funziona perché Bollani, anche se appena meno a suo agio che alla radio, sa intrattenere con estro senza perdere il senso della misura: in questo è come i grandi jazzisti di un tempo, musicista e intrattenitore. E come i jazzisti di un tempo, musicista completo: un programma del genere può farlo solo un musicista che sa fraseggiare il funk, accompagnare Peppe Servillo, improvvisare jazz e interpretare con eleganza una trascrizione del Bolero di Ravel. Non tutto è ancora oliato: la chimica con Caterina Guzzanti non funziona molto, forse lei ha bisogno di sciogliersi o forse il ruolo dell’ingenua ignorantella le sta stretto.
Ma il messaggio del programma è chiaro: la musica è una cosa seria con cui ci si diverte, ovvero ci si diverte perché è una cosa seria. Ci sono arrivati anche i funzionari Rai, che poi con sublime masochismo mandano questo gioiellino a mezzanotte della domenica. Certo, puntata dopo puntata il pubblico aumenta, ma non sarai mai quanto quello che in un’altra fascia oraria sarebbe potuto incappare nel programma e scoprire che in tv, come nella vita vera, la musica - tutta - è gioia e intelligenza.
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