Affermarsi tra i generi
La voce di Buika viaggia tra le musiche del mondo
Recensione
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Affermatasi negli ultimi anni come una delle voci femminili di riferimento sulla scena internazionale, Concha Buika mantiene le sue promesse anche nel concerto tenuto all’Auditorium di Roma. La cantante afromaiorchina mescola tradizioni iberiche, latine e afroamericane dal jazz al soul, riuscendo ad appropriarsi dei vari generi e a trasformarli senza però depotenziarne la carica, tanto da restituire, ad esempio, l’atmosfera del flamenco pur senza il supporto dello strumento principe del genere, ossia la chitarra, e da rivisitare - a volte con un’ironia affettuosa che non scade però nella parodia - le rancheras messicane. Il risultato si deve sia alla bella voce, calda, vigorosa e graffiante, di Buika, che alla bravura dei musicisti che l’accompagnano: Iván Gonzalez Lewis “Melón” costruisce e ricama con continuità e leggerezza al piano sorretto dal tocco fusion di Dany Noel al basso, mentre Ramón Porrina al cajón e Carlos Sarduy alle congas - ma quest’ultimo interviene anche alla tromba - costituiscono una sezione ritmica precisa e accattivante, capace di dare il giusto colore ai pezzi senza mai eccedere (un unico assolo, al cajón). Da non dimenticare l’intelligenza della produzione curata da Javier Limón, che con Buika divide la paternità di molti dei pezzi del repertorio della cantante. Il pubblico ha risposto con entusiasmo alla proposta musicale, basata essenzialmente sui suoi ultimi due cd – “Mi niña Lola” (miglior cd spagnolo del 2007) e “La niña de fuego” (2008), entrambi pubblicati dalla Dro Atlantic - richiamando due volte in sala gli artisti. In questo concerto Buika forse ha anche accennato a una sua prossima evoluzione, verso il territorio africano.
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