La 16a edizione di Ystad Sweden Jazz Festival

Nella cittadina svedese il festival diretto da Jan Lundgren, tra Europa e America

Charlottenlund (©YSJF2025/Ingrid Fredriksson)
Charlottenlund (©YSJF2025/Ingrid Fredriksson)n
Recensione
jazz
Ystad
Ystad Sweden Jazz Festival
30 Luglio 2025 - 02 Agosto 2025

Un viaggio in treno dall’aereoporto di Copenhagen verso casa in Svezia dopo un concerto a Berchidda, un incontro fortuito e una conversazione che si fa mano a mano più serrata, il desiderio di un sindaco di offrire una grande manifestazione culturale alla città e alla sua gente, e l’idea di un pianista svedese quanto mai lontana dalle tinte fosche che già, nell’immaginario dei lettori di mezzo mondo, permeavano Ystad, la città natale del commissario Kurt Wallander. È nato più o meno così, verso la fine degli anni Duemila, Ystad Sweden Jazz Festival, giunto ora alla sua 16esima edizione, e per la direzione artistica di Jan Lundgren, il quale, anno dopo anno, ha saputo far crescere questo festival con uno sguardo alla scena svedese e nordica ma sempre proiettato anche sul panorama internazionale, tanto americano quanto europeo –Al Foster, Quincy Jones, Thomasz Stanko, Abdullah Ibrahim, Maria João, Andy Sheppard, Emile Parisien, Andreas Schaerer ed Enrico Pieranunzi sono solo alcuni degli ospiti di spicco delle passate edizioni – per arrivare ai 35 concerti e ai circa 12.000 spettatori, di cui un terzo dall’estero, delle quattro intense giornate di quest’anno, dal 30 luglio al 2 agosto. 

Mare Nostrum, ©YSJF2025/Harri Paavolainen
Mare Nostrum (©YSJF2025/Harri Paavolainen)

Una duplice prospettiva che ha contraddistinto anche l’edizione 2025, con una prima serata, al teatro cittadino, di grande caratura internazionale e che ha visto protagonisti Dave Holland, ospite d’onore quest’anno, e il trio Kismet – con il co-fondatore Chris Potter e il più giovane Marcus Gilmore (nipote di Roy Haynes, in passato al fianco di musicisti di ricerca come Steve Coleman e Vijay Iyer, tra gli altri), qui elegante ed efficace alla batteria, in un concerto ora intimo ora propulsivo in cui spicca l’intesa tra Holland e Potter, entrambi particolarmente ispirati. A seguire, un Mike Stern trascinante, per una performance frutto di grande dedizione – l’incidente che Stern ebbe nel 2019 ancora lascia qualche segno –, interplay e divertimento dell’intera band, apprezzatissima dal pubblico.

Uno sguardo più europeo – quello di un’Europa che sa incontrarsi, come pure guardare oltreoceano – è stato invece offerto nelle successive serate a teatro, anzitutto per festeggiare la recente uscita di Mare Nostrum IV e i vent’anni del progetto di Fresu, Galliano e Lundgren: affiatamento palpabile tra vecchi amici, grande rispetto, lavoro di squadra, paritario anche negli interventi più solistici, narrazione e riflessione con vene scanzonate e solari, ma anche inquiete e nostalgiche, ed è un gran bell’ascoltare.

Come d’abitudine a Ystad, Jan Lundgren ha poi tenuto un secondo concerto, di nuovo in trio: un tributo a Bill Evans – uno dei musicisti centrali per l’evoluzione dello stesso Lundgren – per nulla scontato: dialogo con un maestro in cui rimane costante la voce personalissima e di grande lirismo del pianista svedese, supportato dallo splendido contrabbasso di Anders Jormin e dalla batteria del tedesco Wolfgang Haffner, già a fianco di Lundgren in passato.

Anders Jormin, Wolfgang Haffner, ©YSJF2025/Anna Rylander
Anders Jormin, Wolfgang Haffner (©YSJF2025/Anna Rylander)

E se il teatro di circa 400 posti di questa incantevole cittadina medievale è il cuore pulsante del festival – qui anche l’ufficio stampa e il punto di ristoro amorevolmente curato dai volontari, un nutrito gruppo di 92 persone che ti accolgono con simpatia e con un’organizzazione ineccepibile (e a Ystad ci si mette persino in lista d’attesa per essere volontari, tanta è la voglia di contribuire!) –, molti altri sono i luoghi della manifestazione – il caffè all’aperto, il giardino di una villetta, la chiesa, le vie del centro, o, ancora, l’intima sala da concerti dell’hotel in riva al mare e il pub per le jam session a tarda sera – a fare da cornice ad un programma quanto mai variegato, e a cavallo tra musicisti affermati e nuove generazioni.

Musicisti e musiciste come ad esempio la coinvolgente Catherine Russell, figlia d’arte e cantante che spazia tra jazz, r’b e soul, e che a Ystad ha proposto un repertorio poco conosciuto, e per questo ancora più apprezzabile, attingendo da Billy Holiday, Ray Charles, BB King e Nat King Cole. O gruppi come Robin, capitanato della sassofonista e clarinettista svizzera Nicole Johänntgen, che ha fatto virare il festival verso sonorità cubane e latine (il Sudamerica, del resto, è un’altra traiettoria ben presente nella storia del festival), grazie anche all’ottimo contributo delle percussioni di David Stauffacher e Roberto Hacaturyan, come pure del piano di Manon Mullener e del basso di Sonja Bossart.

Johänntgen, peraltro, vanta nel suo curriculum una permanenza di studi a New York, che le ha permesso di interagire con la scena downtown: incontri di cui si è avuto sentore anche a Ystad, con squarci improvvisativi di rilievo. Non sono mancati inoltre i concerti in cui si è potuto avere un assaggio della next generation del jazz svedese – come con il gruppo della promettente chitarrista di origine spagnola Tilde Berrio Garcìa o il trio ‘minimalista’ Rio, di cui sentiremo forse ancora parlare.

Nicole Johänntgen, ©YSJF2025/Markus Fagersten
Nicole Johänntgen (©YSJF2025/Markus Fagersten)

Gran finale, a concludere un festival che, pur se fitto di appuntamenti, si vive da spettatori con agio e rilassatezza di sapore estivo, nel parco dello splendido castello ottocentesco di Charlottenlund, a pochi chilometri da Ystad, per un sabato pomeriggio all’insegna del bel vivere, della buona musica e di alcune delle tante anime che possono attraversare il jazz oggi: con il soul-funk di LaGaylia Frazier, la Big Blowin’ Band di Ystad, e infine l’attesissimo concerto dedicato a Quincy Jones, con l’eccellente Bohuslän Big Band – che Jones stesso aveva diretto nel 2012 a Ystad –, affiancata da solisti svedesi del calibro di Nils Landgren, Viktoria Tolstoy e Ida Sand. Concerto calorosamente “in famiglia”, e non solo per il pubblico svedese: perché viene naturale sentirsi di casa in questa musica, ad epilogo di un festival generoso, in un soleggiato pomeriggio della Svezia meridionale.

Nils Landgren, To Quincy with love, ©YSJF2025/Markus Fagersten
Nils Landgren, To Quincy with love (©YSJF2025/Markus Fagersten)

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