Un’opera di Rufus Wainwright inaugurerà il Festival dei Due Mondi 2025
Annunciato il programma della manifestazione spoletina, che si svolgerà dal 27 giugno al 13 luglio

Con una conferenza stampa nella ex biblioteca del Ministero della Cultura è stato presentato il programma del Festival dei Due Mondi di Spoleto per il 2025, la sessantottesima edizione della manifestazione fondata da Gian Carlo Menotti e la quinta diretta da Monique Veaute. Dopo il saluto del ministro Alessandro Giuli, la Veaute ha preso la parola, confermando innanzitutto le linee guida della sua direzione, ovvero il dialogo interdisciplinare e la proposta di un cartellone eterogeneo che punta a ridefinire i linguaggi dell’arte, superando i confini classici tra le varie arti performative.
Passando ad illustrare il programma ha però dichiarato di iniziare dalla musica, segno che le vecchie distinzioni hanno ancora un loro valore o almeno una loro utilità. Proprio alla musica è affidata la serata inaugurale del 27 giugno al Teatro Nuovo (unica replica il 29) con l’opera Hadrian di Rufus Wainwright, notissimo vocalist, autore di numerose canzoni, di musica per il cinema e la televisione e - confesso di scoprirlo ora - di due opere liriche, la seconda delle quali è appunto il “grand opera” Hadrian, incentrato sull’amore dell’imperatore Adriano per Antinoo. Ha avuto la prima rappresentazione nel 2018 a Toronto con la direzione di Johannes Debus, che salirà sul podio anche questa volta per dirigere la Malta Philharmonic Orchestra e il Coro del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. Jörn Weisbrodt firmerà la regia, mentre la scenografia consisterà essenzialmente di grandi fotografie di Robert Mapplethorpe.
Ci saranno anche due spettacoli musicali sui generis. Il primo è Carnets de là-bas (28 e 29 giugno nel piccolo Auditorium della Stella) nato dalla collaborazione tra l’autore e regista cinematografico Clément Cogitore e la violoncellista Sonia Weber-Atherton: un tributo in parole, musica e immagini alla memoria della maestra di quest’ultima, che diventa un viaggio iniziatico che racconta di una donna, di una città e di un mondo lontano. Il secondo (6 luglio nella vasta Piazza del Duomo) è una rivisitazione di Novecento, il pianista inventato da Alessandro Baricco in un suo monologo teatrale e diventato poi un film e anche un fumetto. Intitolato ora Novecento: il duello, avrà come protagonisti Baricco stesso come narratore, il pianista Stefano Bollani e il trombettista Enrico Rava.
Sono inseriti nella sezione musicale anche due spettacoli in cui la musica sembrerebbe avere un ruolo non principale. Ma non per questo sono meno importanti. Uno (5 e 6 luglio) è Woyzeck di Georg Büchner in una produzione del Berliner Ensemble firmata da un regista geniale quale Ersan Mondtag, con la musica eseguita live da sei musicisti. L’altro (12 e 13 luglio) è The Great Yes, The Great no del noto autore, regista e disegnatore sudafricano William Kentridge, che unisce teatro, oratorio (il coro ha un ruolo importante) ed opera.
In considerazione del gradimento del pubblico, che fa spesso registrare il tutto esaurito, gli storici Concerti di Mezzogiorno si sdoppiano e si svolgeranno sia alle 12 sia alle 17, ma non quotidianamente come un tempo. Protagonisti di nome si alterneranno a giovani emergenti: Sandrine Piau, i Percussionisti della Scala, Benjamin Apple (in un omaggio a Dietrich Fischer-Dieskau), Matthew Rose, Lea Desandre, due gruppi cameristici formati da musicisti dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, Amber Quartet, Raffaele Pe e La Lira di Orfeo, Hayato Sumino, Olivia Vermeulen, Toby Spence e musicisti della Budapest Festival Orchestra nel Canto della terra di Mahler nella versione di Schoenberg per piccola orchestra, e il Quartetto d’archi della Scala. Inoltre tre Jazz Club a tarda sera, in collaborazione con Umbria Jazz.
Last but not least, tre concerti in piazza del Duomo: il 28 giugno Rufus Wainwright interpreta canzoni sue e di Leonard Cohen, Judy Garland, Mina e altri ancora. Il 3 luglio Anoushka Shankar al sitar unisce la tradizione indiana al pop, al rock, al blues fino all’elettronica. Il 13 luglio il festival si conclude con il tradizionale concerto sinfonico: Ivan Fischer e la Budapest Festival orchestra eseguiranno la Sinfonia n. 5 di Mahler.
E qui ci fermiamo, ma il programma del Festival dei Due Mondi è ricco di tanto altro: danza, prosa e progetti speciali.
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