Arte Concert per i 200 anni della “Nona” di Beethoven

Un concerto speciale da Lipsia, Parigi, Milano e Vienna con la partecipazione di quattro prestigiose orchestre celebra una delle pietre miliari della musica europea

News
classica

 

 

Era il 7 maggio 1824 quando al Teatro di Porta Carinzia di Vienna si sentì per la prima volta la Sinfonia n. 9 in re minore per soli coro e orchestra di Ludwig van Beethoven. Il lavoro, per molti versi innovativo, fu il risultato di una lunghissima gestazione, in un certo senso iniziata già nel 1793 quando Bartholomäus Fischenich, giurista e amico di Friedrich Schiller, rivela a Charlotte von Schiller, figlia del grande poeta e drammaturgo, l’intenzione di un giovane compositore, non nominato esplicitamente, di mettere in musica l’ode An die Freude del 1785: “Vi allego una composizione del Feuerfarbe e amerei conoscere il vostro giudizio su di essa. È di un giovane del posto, il cui talento musicale è lodato da tutti e che l’Elettore ha ora inviato a Vienna per Haidn. Egli si occuperà anche dell’arrangiamento della Freude di Schiller, ossia di ogni strofa. Mi aspetto qualcosa di perfetto, perché, per quanto lo conosco, egli è del tutto in favore del grande e del sublime.”

Passeranno molti anni e diversi ripensamenti prima che Beethoven si dedichi, a partire dal 1822, alla composizione della sua nuova Sinfonia, nata dalla fusione di due progetti diversi, una sinfonia destinata alla Società Filarmonica di Londra e un’altra con cori su testi religiosi e miti greci. Non meno complessa fu l’organizzazione della prima esecuzione, che Beethoven pensò inizialmente di destinare a Berlino, salvo poi cedere alle insistenze degli estimatori viennesi. Complesse furono anche le prove con i solisti, il coro del Teatro di Corte e di quello del Musikverein, durante le quali il compositore dovette rivedere e semplificare molte parti, comprese quelle vocali, durante il mese concesso per la preparazione dell’esecuzione. Ultimo ostacolo fu la determinazione di Louis Duport, mandatario viennese dell’impresario Domenico Barbaja per la gestione del teatro, che voleva sul podio Beethoven, afflitto da tempo dalla sordità totale che rappresentava un forte impedimento. L’ostacolo fu aggirato dalle istruzioni impartite agli orchestrali da Michael Umlauf, Kappelmeister di fiducia di Beethoven, di seguire i gesti del compositore. Si arrivò quindi alla sera del 7 maggio del 1824 quando l’esecuzione della nuova Sinfonia fu accolta con enorme entusiasmo dal pubblico viennese, di cui Beethoven non si rese conto fino a quando non fu fatto voltare verso il pubblico dal mezzosoprano Caroline Unger e vide finalmente il pubblico che lo acclamava sventolando fazzoletti bianchi.

Quella storica serata sarà festeggiata duecento anni dopo con un concerto d’eccezione che vedrà impegnate quattro fra le più importanti orchestre europee in una singolare maratona diffusa da Arte concert alle 21.00. Ognuno dei quattro movimenti sarà registrato dal vivo nelle quattro città sede delle diverse orchestre impegnate nel progetto e diffuso in successione. Tra un movimento e l'altro, Barbara Rett e Christian Merlin daranno informazioni sull'opera e sugli esecutori di questo concerto per l’anniversario. All’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia diretta da Andris Nelsons toccherà il compito di aprire la serata con il primo movimento, cui farà seguito l’Orchestre de Paris sotto la direzione di Klaus Mäkelä per il secondo movimento trasmesso dalla Philharmonie de Paris. Italiano sarà il terzo movimento diffuso dal Teatro alla Scala, l’Orchestra del Teatro alla Scala diretta da Riccardo Chailly. Per il quarto movimento, con l’afflato corale dell’“Inno alla gioia” e la sua celebrazione della fratellanza fra i popoli, la Nona Sinfonia tornerà nel luogo nel quale è nata: Vienna. Il direttore Petr Popelka sarà sul podio dei Wiener Symphoniker e vedrà la partecipazione del Coro della Wiener Singakademie diretto da Heinz Ferlesch e dei quattro cantanti solisti, il soprano Rachel Willis-Sorensen, il mezzosoprano Tanja Ariane Baumgartner, il tenore Andreas Schager e il basso Christof Fischesser.

L’esecuzione della Nona Sinfonia dal Teatro alla Scala diretta da Riccardo Chailly sarà anche diffusa integralmente in diretta differita su Rai 5 il 7 maggio dalle ore 21:15 e vedrà la partecipazione anche del Coro del Teatro alla Scala e dei solisti Polina Pastirchak, Wiebke Lehmkuhl, Benjamin Bruns e Markus Werba.

In occasione della diffusione del concerto dalle quattro città, sempre sulla piattaforma Arte Concert sarà visibile un documentario realizzato da Larry Weinstein sulla genesi di questa composizione beethoveniana, la cui partitura è stata la prima a essere inclusa nel registro UNESCO dedicato alla Memoria del Mondo nel 2001. Dopo tappe alla Biblioteca di Stato di Berlino e alla Bibliothèque nationale de France, dove sono conservati il manoscritto autografo di Beethoven e alcuni dei suoi fogli di appunti, il regista Larry Weinstein incontra diverse personalità, che hanno avuto un rapporto speciale con questa Sinfonia e con il suo compositore. Fra queste, la direttrice d’orchestra canadese Keri-Lynn Wilson, che prova questa composizione con l’Orchestra della Libertà ucraina, un ensemble creato nel 2022 per resistere all’oppressione russa, e la compositrice americana Gabriela Lena Frank, nata con un deficit auditivo e particolarmente legata alla musica di Beethoven. C’è anche un omaggio al papà dei Peanuts, Charles M. Schulz, le cui strisce a fumetti hanno contributo a rendere popolare il compositore. Nel documentario si vedranno anche le immagini della celebre esecuzione diretta nel giorno di Natale 1989 da Leonard Bernstein per celebrare la caduta del muro di Berlino con l’Ode di Schiller trasformata in un inno alla libertà.

 

Se hai letto questa news, ti potrebbero interessare anche

classica

Il concerto sarà trasmesso domenica 22 dicembre in diretta su Rai 1 dopo l’Angelus da San Pietro

classica

Nel 2025 Baden-Baden festeggia i 100 anni di Pierre Boulez, il suo cittadino onorario scomparso nel 2016, con una serie di iniziative fino all’estate 

classica

Nuova sede per l’Archivio del Festival di Salisburgo e molti progetti per rendere accessibili e valorizzare i materiali storici della rassegna inaugurata nel 1920