Joan As a Police Woman orfana di Tony Allen

Al Parco della Musica di Roma Joan As a Police Woman presenta The Solution Is Restless, registrato con Tony Allen e Dave Okumu 

Joan As A police Woman
Foto di Valerio Corzani
Recensione
pop
Auditorium Parco della Musica, Roma
Joan As a Policewoman
19 Marzo 2022

The Solution Is Restless di Joan Wasser aka Joan As a Police Woman è un lavoro perfetto, dove il fenomenale talento dei musicisti, una sorta di punto di arrivo frutto di improvvisazioni “parigine”, fa sembrare semplice quello che in realtà non è. Una magnificenza compositiva che porta la firma di geni assoluti come l’immenso e compianto Tony Allen e il cantante e produttore austriaco naturalizzato britannico e di origine kenyota Dave Okumu. In questo incontro ha messo lo zampino Damon Albarn che nel marzo 2019, in occasione dell’evento di Africa Express “The Circus”, ha presentato a Joan Tony Allen.

In The Solution Is Restless la polistrumentista statunitense ha allora costruito un album capolavoro, dove ogni tassello è incastrato nel singolo ingranaggio di una macchina perfetta. Una sorta di modern afro-soul immerso in una vague cantautorale. In gran parte si tratta di una post-produzione solitaria di Wasser che, come ha raccontato in varie interviste, si è trovata a costruire i brani, a trasformare ogni jam in canzone, partendo sempre dai pattern ritmici di Allen. Il batterista nigeriano è morto il 30 aprile 2020, all’età di 79 anni. È per questo che i tanti che pregustavano di ritrovare live la formazione in trio che ha registrato l'album, alla notizia della scomparsa del grande batterista, hanno visto trasformarsi il loro sorriso in paresi.

Ed è sempre per questo che tantissimi erano i timori legati al tour di presentazione dell’album di Joan as Police Woman. Come riuscirà a sostituire l’insostituibile Allen? Come riporterà dal vivo il maestoso affresco sonoro dell’album? Ci saranno archi, ottoni, pianoforte e percussioni?

– Leggi anche: Joan la poliziotta dal cuore tenero

Il concerto del 19 marzo alla Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma (approdo romano di un tour che comprendeva anche Pordenone, Milano e Galzignano Terme) ha risposto a queste domande. Joan As a Police Woman, orfana di Allen, anziché provare a mettere in moto una mega produzione con un suono quasi orchestrale, ha deciso semplicemente di tornare a casa, ovvero al trio di musicisti con cui “gira” da anni e coi quali ha un’empatia espressiva a prova di bomba: Eric Lane (tastiere), Benjamin Lazar Davis (basso elettrico), Parker Kindred (batteria). Quest’ultimo aveva l’ingrato compito di evocare il tocco implacabile di Tony Allen, visto che sei dei dieci brani di The Solution Is Restless” sono stati inclusi anche nella scaletta dei concerti di questo tour.

Diciamo subito che l’operazione è riuscita a metà. Kindred è un ottimo batterista, ma il suo lavorio, soprattutto quello sul rullante, non riesce a emulare l’originale nigeriano. Né Joan e i suoi pards esorcizzano del tutto lo spettro del “suono che manca”: dal vivo si sente soprattutto l'assenza dei violini sovraincisi, suonati tutti da Wasser in studio, in una sorta di tributo ai suoi primi passi professionali come violinista turnista. Tocca perlopiù a Eric Lane provare a riproporre il simulacro di quelle turgide sezioni d’archi e ottoni, con le sue tastiere e con quella (più episodica) manovrata dalla stessa Wasser.

Il concerto parte con tre brani in fila  - “Get My Bearings”, “Take Me to Your Leader” e “Masquerader” – dal disco con Okumu e Allen e ci si mette pure un non perfetto equilibrio dei suoni sul palco (con la front woman che paga pegno perfino a qualche piccola incertezza vocale) a complicare un gioco già di molto complicato. Dopodiché arriva “Hard White Wall” da un album del 2008 (To Survive) e i quattro si ricompattano, facendo quello che sanno fare meglio: una sorta di soul bianco che deve tanto agli Steely Dan quanto ai Karate. “Sweet Thing”, la cover del David Bowie di Diamond Dogs inclusa del primo album di Joan As Police Woman (“Real Life”), fa decollare finalmente il set e a quel punto i quattro sfoderano l’interplay necessario ad indagare le note seducenti e flessuose di “Geometry Of You”, un brano che parla di sensualità e matematica, forse l’apice emozionale dell'ultimo disco.

Da questo momento in avanti il concerto romano diventa un’entusiasmante cavalcata: “I Keep Forgettin'” (un brano di Michael MacDonald inserito in Cover Two), “Let It Be You” (title track del disco del 2016 realizzato insieme a Benjamin Lazar Davis), "Feed the Light" (ancora da Real Life), "Tell Me" (da Damned Devotion), “Dinner Date” e “The Barbarian” (entrambi dal disco con Okumu e Allen), per finire con “The Magic” (da The Deep Field), forse il brano del vecchio repertorio di Joan As a Policewoman più vicino alle sonorità e ai temi del nuovo: “Sto cercando la magia" recita il testo, "mi sento pronta ad andare fuori di testa/ Cerco l'alchimia per liberarmi dal mio labirinto”.

Il pubblico apprezza e Joan as Police Woman si ripresenta sul palco per una tornita sfilata di bis. Tra questi, la mirabile riproposizione di un classico di Timmy Thomas, “Why Can't We Live Together”, già portato al successo nei primi anni ottanta da Sade. Joan Wasser, che non l’ha mai registrata e per tutto il concerto oltre a cantare si è disimpegnata tra chitarra, tastiera e pianoforte, l’approccia con un piglio sensuale e sornione, sottolineato dal funk delle tastiere di Eric Lane. È con questa sublime nonchalance che Joan as Police Woman ribadisce che la sua idea di musica ha oramai un tocco così inconfondibile, da potersi cimentare con ogni contesto espressivo e con repertori davvero disparati. Il suo amico nigeriano, che ora non c’è più e ha praticato le stesse tattiche, approverebbe divertito.

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