Ad Angelica un sorprendente gioco delle tre carte
Convince appieno la performance del trio di Marco Cappelli, Brandon Seabrook e Stomu Takeishi
È bello recarsi a un concerto quasi alla cieca e trovarsi di fronte a una performance sorprendente, piena d’idee, ma anche equilibrata, tenuta sempre sotto controllo. Del trio 3 Cards Trick conoscevo singolarmente i suoi componenti e nient’altro: Marco Cappelli alla chitarra classica, Brandon Seabrook alla chitarra elettrica e Stomu Takeishi al basso. La loro musica conferma quanto sia azzeccato il nome che la formazione si è scelto; si è assistito infatti a una proposta azzardata, popolaresca, forbita, furbesca, rischiosa, provocatoria, frastornante, ipnotizzante, appunto come il gioco delle tre carte che ancora si pratica nei vicoli di Napoli.
“Songs” è il titolo del programma presentato in prima italiana da AngelicA nel suo Centro di Ricerca Musicale, nell’ambito della prima parte della stagione di concerti, in questo primo tour del gruppo nell’era post Covid. Canzoni di varie origini culturali sono state reinterpretate dal trio: una canzone del Cinquecento italiano caratterizzata dal tipico andamento cantabile, "Okinawa Song", canto tradizionale giapponese fonte di svariate riletture nel tempo, una ninna nanna tratta dalle Sette canzoni popolari di Manuel de Falla, due temi da colonne sonore cinematografiche, il tema del primo Godzilla e "Ornella" di Armando Trovaioli dal film Vedo nudo; e così via fino a un original di cui Cappelli è co-autore intitolato "Cacaumpa", ispirato al sempre verde Dadaumpa delle gemelle Kessler.
Gli impianti armonici e melodici degli originali sono stati di volta in volta violentati, enfatizzati, accarezzati, evocati, dimenticati e ripresi, ma sempre sono sopravvissuti come traccia indelebile, come input generatore di tutte le soluzioni collettive e individuali; non solo questi temi di riferimento sono stati esposti in modo più o meno esplicito da Cappelli, ma hanno pilotato anche le apparenti trasgressioni di Seabrook e Takeishi.
I ruoli di ognuno sono risultati chiari nel corso del concerto. Cappelli, nato a Napoli ma residente a Brooklyn, sembra essere l’animatore di questo progetto condiviso e ne assume la funzione di ancoraggio, evocando le linee melodiche con eleganza, con un sound limpido e metallico, salvo arenarsi in frasi inconcluse quasi per cedere spazio ai comprimari. La chitarra elettrica di Seabrook ricerca invece soluzioni sempre diverse, frastornanti o delicate, inventando sussulti o deviazioni condotte con un timing lapidario e un’incredibile varietà timbrica. Takeishi, al centro del palcoscenico, dimostra un rapporto organico e umorale con la sua duttile chitarra basso, manovrata con disinvoltura e una forte componente gestuale, producendo istantanee bordate telluriche, sfumature insinuanti, riff accattivanti…
L’intreccio delle loro diverse personalità e improvvisazioni ha dato corpo a un interplay sinergico, che fra addensamenti e rarefazioni, fasi affermative e ripensamenti, ha creato il percorso variegato e decisamente coinvolgente del concerto bolognese. Incontratisi musicalmente nel 2015 a The Stone, lo spazio sperimentale newyorkese gestito da John Zorn, e dopo un periodo di messa a punto di una visione unitaria e di un repertorio coerente, i tre improvvisatori erano ormai pronti per il loro primo tour, quando nel marzo 2020 furono costretti a rimandarlo a causa dell’insorgere della pandemia.
L’attuale tournée, favorita dalla residenza organizzata dal Centro d’Arte degli studenti dell’Università di Padova, dopo aver toccato Area Sismica di Forlì il 17 ottobre approderà il 20 appunto a Padova, dove il trio registrerà il suo primo disco.
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