Un Minotauro per Idomeneo
Alla Scala Mozart diretto da Fasolis
Dopo il forfait dell'anziano Christoph von Dohnányi, sostituito da Diego Fasolis, Idomeneo è arrivato felicemente in porto alla Scala con una compagnia di canto di tutto rispetto. Tanto per fare una graduatoria, i primi posti li meritano Michèle Losier (Idamante) sicurissima di voce in ogni istante e disinvolta nella gestualità e Federica Lombardi (Elettra), sbocciata all'Accademia della Scala, ma ormai da tempo in carriera, padronissima del ruolo dell'innamorata vindice. Impeccabile la sua aria finale che le è valsa lunghi applausi. Con loro Julia Kleiter (Ilia), Bernard Richter (Idomeneo), Giorgio Misseri (Arbace). La scena inventata da Volker Hintermeier è molto efficace ed evocativa, una gigantesca testa di toro con gli occhi fiammeggianti ricorda che l'azione si svolge a Creta, dove visse il Minotauro, mentre il relitto di una nave precisa che sono giorni di tempesta a causa dell'ira di Nettuno. Estrambi gli elementi roteano di tanto in tanto trasformando gli spazi e le luci sul palco. In aggiunta tre conchiglioni, uno dei quali copre la buca del suggeritore. Il tutto su vari toni di grigio.
La regia di Matthias Hartmann, condizionata dagli elementi scenici, è parsa conseguente, ma abbastanza anonima. Fatta eccezione per l'ouverture che, invece d'essere eseguita a sipario chiuso per stimolare l'attesa e la curiosità del pubblico, viene illustrata da una pantomina di creature grige. Che di tanto in tanto ricompaiono anche nel corso dell'opera, ora come onde marine a sballottare Idomeneo, ora come demoni, ora come funerei incapucciati. Tanto che finiscono per disturbare più che riempire i vuoti d'azione. Convenzionale anche la coreografia un po' spastica dei balletti in chiusura, che von Dohnányi aveva previsto di tagliare e che invece Fasolis ha voluto ripristinare in nome della filologia.
Il maestro svizzero, che alla Scala è implicato nel recupero dell'opera barocca, in questo caso non ha usato strumenti originali, tranne un violoncello e il fortepiano che non fanno testo, ma solo moderni. La sua lettura è risultata corretta, con perfetto controllo del palcoscenico, anche se talvolta mancante degli estri necessari a dare vitalità alla partitura.
Applausi e buona accoglienza per tutti gli interpreti, a fine serata.