Il dramma della gelosia

Alla Monnaie di Bruxelles Cavalleria & Pagliacci: Pidò sul podio, regia di Michieletto

Cavalleria Rusticana
Cavalleria Rusticana
Recensione
Monnaie di Bruxelles
Cavalleria Rusticana e Pagliacci
06 Marzo 2018 - 22 Marzo 2018

Cavalleria e Pagliacci con la regia di Damiano Michieletto diventano due episodi della stessa storia: è lo stesso paese, o periferia povera di grande città, dove vanno in scena i due drammi della gelosia; e i protagonisti del primo episodio si ritrovano nel secondo, e viceversa, perché il contesto è lo stesso; così i manifesti che annunciano lo spettacolo dei Pagliacci sono affissi durante Cavalleria, e vediamo mamma Lucia perdonare Santuzza solo dopo che Canio uccide Nedda. Il tutto si svolge su un allestimento girevole (che visto al Covent Garden), di Paolo Fantini, che ruota spesso contribuendo a dare un ritmo quasi cinematografico agli eventi. Scene incentrate in Cavalleria intorno ad un panificio, ancora oggi ambiente popolare mentre quello dei commercianti di vino ormai appartiene a classi più elevate, e in Pagliacci intorno ad una disadorna palestra-teatro parrocchiale. Funziona anche l’idea di partire dalla morte di compare Turiddu, tanto tutti sanno come va a finire, per riproporre infine l’omicidio con l’immagine inaspettata e di forte impatto emotivo di Turiddu bambino che va in triciclo. Le invenzioni sono più sostanziali e d’effetto per Cavalleria, e pure Pagliacci se ne avvantaggia nella commistione degli avvenimenti, quest’ultimo lavoro risultante meno innovativo. Altro piccolo appunto nella messa in scena è il coro che canta bene ma in più momenti si muove in modo troppo finto in un contesto invece quasi neorealistico, e per questo si finisce per apprezzare di più quando sta fermo. Rimarchevole invece l’interpretazione e verosimiglianza di tutti i protagonisti. Turidddu è il rumeno Teodor Ilincai, bella voce tenorile, piena e forte, con ottima dizione italiana; cosa che non si può dire per la Santuzza del soprano olandese Eva-Maria Westbroek, il cui italiano non si comprende, ma che si fa apprezzare per l’eleganza del timbro e lo spessore della voce anche nelle note più alte. Perfetta come Lola è poi il mezzosprano Josè Maria Lo Monaco, che sembra una modella di Dolce e Gabbana, parte piccola ma eseguita in modo impeccabile. Straordinaria la trasformazione di Elena Zilio in vecchia madre del Sud; convincente assai anche l’Alfio di Dimitri Platanias. In Pagliacci molto bene Simona Mihai come Nedda, mentre il tenore uruguaiano Carlo Ventre come Canio è un po’ teso all’inizio ma poi si scalda e arriva dritto ai cuori. Come l’Orchestra de la Monnaie che, con la direzione di Evelino Pidò, riesce ad essere palpitante e trascinante come le due opere esigono.