Musica di famiglia

Carrie Rodriguez presenta il nuovo disco al FolkClub di Torino

Recensione
world
Folkclub Torino
25 Novembre 2016

Un pugno di date italiane per Carrie Rodriguez, reginetta indiscussa del folk tex-mex, con immancabile passaggio al FolkClub di Torino per le Buscadero Nights del club torinese. La Rodriguez presenta il nuovo Lola (Appaloosa), che giustifica qualche parola in più rispetto alla recensione standard di un’ottima musicista e di un ottimo concerto. Lola esce a nome Carrie Rodriguez + The Sacred Hearts, band all-star in cui compaiono personaggi di un certo peso, come Bill Frisell alla chitarra e Viktor Krauss al contrabbasso, oltre a Luke Jacobs, marito della Rodriguez e suo partner abituale anche dal vivo (al FolkClub si presenta con chitarra acustica e lap steel, mentre la cantante imbraccia chitarra tenore e violino). Il progetto è stato messo su, grazie anche a un crowdfunding, con l’obiettivo di rileggere brani del songbook della ranchera messicana. Il genere è caro anche per ragioni personali alla Rodriguez, che ha ricordato al FolkClub il legame emotivo con la sua prozia Eva Garza, cantante di San Antonio, e la grande emozione nel sentire la prima volta quella voce registrata. Nel disco e nel concerto compaiono così brani del passato riletti con sound nuovo (ben riassumibile sotto il termine-ombrello di Americana), e canzoni nuove scritte in quello stile, spesso in “Spanglish”: “la musica della mia famiglia”, ha spiegato la Rodriguez. I brani mettono in effetti insieme un bel pantheon familiare, reale o immaginato: come nella magnifica “I Dreamed I Was Lola Beltrán”, in cui la Rodriguez si immedesima nella grande diva degli anni Cinquanta (quella di “Cucurrucucú paloma” e “Paloma negra”).

Un progetto – questo di Carrie Rodriguez – che è un personalissimo atto d’amore alle proprie radici familiari e culturali. Che, ascoltato oggi – in un momento in cui del Texas e di quella vasta fascia di confine fra Stati Uniti e Messico si tende a dare un’immagine piuttosto monodimensionale, come terra di rednecks trumpiani terrorizzati dai messicani – ci ricorda una volta di più come quell’area sia da sempre terreno di incontro di culture e lingue diverse, mescolate al punto da essere inscindibili: “Culturally blended music for a culturally blended world”, si legge nel libretto del CD. Che sia un buon auspicio.

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