Doppio duo per le Acoustic Nights
Edizione numero sedici per l'appuntamento inventato da Beppe Gambetta, a Genova
Recensione
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Duo Power: la forza del duo. Anche le coreografie (al solito splendide) di Sergio Bianco alludevano al titolo scelto da Beppe Gambetta per la sedicesima edizione della sua Acoustic Night, appuntamento tematico con le corde al Teatro della Corte che ogni anno vince la scommessa di riempire uno spazio importante per molte sere di fila. Il pirotecnico specialista italiano della tecnica flatpicking ha in pratica giocato al raddoppio in duo. Il primo sul palco era quello che lui stesso forma con il prodigioso Tony McManus, considerato oggi (a ragione) il più grande chitarrista celtico vivente: duo rodato da un bel disco recente, e da sei settimane di tour australiano. Il secondo era costituito da Winifred Horan e Seamus Egan, la coppia d'oro d'origine irlandese che forma il cuore flessuoso e creativo dei Solas, la più importante band di folk progressivo gaelico oggi attiva Oltreoceano, e da un ventennio esatto, appena festeggiato con il nuovo cd [i]All These Years[/i]. Egan è un polistrumentista stupefacente, e dotato di un clamoroso spirito “cool” sul palco, quando maneggia indifferentemente banjo, mandolino, chitarra, flauti irlandesi di diversa natura. Horan è una folletta scatenata col violino in mano: attacco trascinante, architettura delle frasi lucida e tornita. Un “doppio duo”, dunque, che s'è ricomposto sul palco nei modi più diversi, con la solita accorta regia di Gambetta, e spaziato con un repertorio così variegato da apparire frastornante, ma invece retto da un luminoso filo di intelligenza musicale.
E dunque: una danza greca su un micidiale tempo dispari, un struggente "Lament For Frankie", dedicato alla memoria del grande Kennedy degli Altan, una trasognata "Amara terra mia" a ricordare assieme gli emigranti dell'Isola di smeraldo e quelli dallo Stivale mediterraneo, una palpitante Deus ti salvet Maria dal repertorio sardo, un valzer irlandese tanto irregolare nel forzare il tempo in tre da risultare alla fine perfettamente credibile. A un certo punto Tony McManus, per la terza volta sul palco della Acoustic Night, ha imbracciato perfino la rarissima Picasso Guitar che usa anche Pat Metheny: uno strumento alieno con due manici, e una terza serie di corde tese fisse che lo fanno assomigliare a una kora africana o a un'arpa celtica. Finale con "All These Years", struggentissima: sono davvero passati "tutti questi anni", anche per la Acoustic Night. Ma ogni volta la magia si rinnova.
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