Elogio dell'imperfezione

Monk’s Casino di Alex von Schlippenbach apre Metastasio Jazz 2016

Recensione
jazz
Metastasio Jazz Prato
08 Febbraio 2016
Aprire una rassegna – la XXI edizione di Metastasio Jazz - titolata “Vitalità del jazz europeo” con Alex von Schlippenbach non fa una grinza. Scegliere poi quel suo pazzo progetto di qualche anno fa – Monk’s Casino – dove ripercorre in quintetto tutte le composizioni del pianista di Rocky Mount, una vera chicca. Il pianista tedesco, guru del jazz continentale, non si è mai fermato sulle formule: ha suonato bebop, free, anche stride, con uno sguardo sempre verso il futuro. Vicino ad affabulatori sonori radicali (leggi Evan Parker, Peter Brötzman) ha sempre espresso tocco sensibile e lirico, ricercando soprattutto con ostinazione strade nuove e possibili nel rapporto composizione-improvvisazione collettiva (leggi Globe Unity). Monk’s Casino è figlio di questa storia. Una specie di teatro sonoro, performance dove le perle monkiane vengono usate come tessere di un puzzle immaginifico che non si compone mai. Manca sempre un pezzo. Con humor, più olandese che tedesco, i cinque, in due set lunghi e acustici, ci riversano addosso di tutto. Smontano, rimontano, scompongono, mischiano, nascondono, citano, giocano con le imperfezioni monkiane in modo mirabile, ma ce ne regalano anche, senza toccarle, la purezza delle dissonanze, dei ritmi danzanti, le melodie espressioniste dei brani lenti. Rudi Mahall e Axel Dörner ne sono interpreti sontuosi, tra talento e sberleffi, unisoni mozzafiato, assoli introversi (tromba) e spumeggianti (clarinetto basso) ci raccontano un Monk molto credibile. Jan Roder e Oli Steidle dopo un esordio quasi scolastico si sciolgono risultando compatibili e preziosi nel contesto. Schlippenbach se ne sta in disparte. Svolazza delicato, impercettibile, come folgorato dalla genialità dei materiali esaminati. L’eminenza grigia di tutta la serata.

Interpreti: Monk’s Casino: Alex von Schlippenbach, pianoforte; Rudi Mahall, clarinetto basso; Axel Dörner, tromba; Jan Roder, contrabbasso; Oli Steidle, batteria.

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