Gnawa sotto il Vesuvio
Al Festival Ethnos un rituale gnawa con Abdenbi el- Gadari
Recensione
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Il festival internazionale di musica etnica "Ethnos" è in corso presso suggestivi luoghi nei comuni dell'area vesuviana, ovvero quelle cittadine che sorgono alle pendici del vulcano napoletano, ed è giunto con degno successo alla ventesima edizione, sotto la direzione artistica di Gigi Di Luca. In totale undici concerti, stage, conferenze di musiche dal mondo – e tutti ad ingresso gratuito – seguiti non solo da un pubblico di appassionati, ma anche da ricercatori e studiosi. A Somma Vesuviana, nel cortile del Palazzo Torino, oggi sede comunale, il gruppo sufi originario di Marrakech di Abdenbi el-Gadari, giunto da Casablanca, ha eseguito un rituale gnawa. I gnawa discendono da quegli schiavi neri deportati dai paesi dell’Africa occidentale subsahariana e stabilitisi prevalentemente in nord Africa, che hanno assorbito i sistemi della possessione spiritica indigena fondendoli con il culto dei santi dell'islam. Il rito e la musica qui sono intesi come esperienza d'estasi.
Abdenbi el Gadari con il [i]t’bel[/i] (tamburo) guida ed introduce la performance in un ritmo crescente ed un metro mai regolare. Abdenbi ha poi suonato con il [i]gumbri[/i], un liuto a tre corde su registri bassi - del quale si dice parli agli spiriti – brevi melodie circolari. Una vera e propria elasticità ritmica per tutta la durata del concerto. Alla voce, danza e [i]qaraqeb[/i] il figlio Hicham el-Gadari - insieme ad Abdelkrim Mezzar e Soufiane Elbazar. I tre suonavano con il [i]qaraqeb[/i] (un piccolo strumento percussivo in acciaio) un pattern ritmico, incessante - base musicale e corporea, in cui l'attacco è enfatizzato dal movimento discendente del danzatore in trance. I tre da un lato in [i]jubba[/i] verde, ed Abdenbi contrapposto in vestito rosso - decorati con simboli della confraternita di appartenenza - danzavano e cantavano non solo in arabo classico, ma in un insieme di contaminazioni linguistico-dialettali, con una forte tensione vocale ed una voce sforzata, preludio allo stato di trance.
Il rituale nel complesso ha prima incuriosito poi suscitato emozioni ed eccitazione. Il pubblico divertito e coinvolto ha partecipato in duetto a specchio con Abdenbi nel fraseggiare a tempo il saluto [i]as-salam ‘alaykum[/i]. Per gli adepti del festival questa trance gnawa ha evocato diversi sentimenti, dai più intimi ai più evidenti: piacere, godimento, trauma emozionale, esaltazione. Una performance indubbiamente "autentica" - almeno il repertorio e la sua caratteristica emozionale - solo contaminata da un pizzico di spettacolarità, dovuta al suo contesto: festival e palcoscenico in cui il suonatore di gumbri invita il pubblico a partecipare al rito - cosa che non avviene in contesti originari dove l'adepto entra in trance da sé. Numerosi sono gli antropologi che viaggiano in cerca di un ascolto gnawa, che, grazie ad Ethnos abbiamo avuto a chilometro zero qui in terre vesuviane. Il tutto è risultato in una navigazione musicale attraverso il panteon di santi e geni [i]jinn[/i], esseri mai visti che arrivano con le loro storie e i significati evocando terapeutiche purificazioni dello spirito.
Interpreti: Abdenbi el Gadari: voce, g’mbri, t’bel; Hicham el Gadari: voce, danza, qaraqeb; Abdelkrim Mezzar: voce, danza, qaraqeb; Soufiane Elbazar voce, danza, qaraqeb.
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