Questione di equilibrio

Apre sul mare Fano Jazz, con Joshua Redman e The Bad Plus

Foto Maurizio Tagliatesta
Foto Maurizio Tagliatesta
Recensione
jazz
Fano Jazz By The Sea Fano
24 Luglio 2015
Già a partire dal luogo, c’è qualcosa che richiama la perfezione e l’equilibrio. Dovunque si sia seduti, quello che si vede dalla platea circolare dall’anfiteatro Rastatt di Fano è un palco con sbocco a mare: una striscia blu che fa capolino alle spalle del pianoforte e dei microfoni. Il festival Fano Jazz By The Sea ha ritrovato la sua collocazione vicino all’acqua e questa ventitreesima edizione è salpata con un equipaggio pluridecorato: Joshua Redman e i Bad Plus. Verrebbe da identificare il sassofonista americano come il capitano della ciurma, ma si capisce presto che in questa formazione si gioca alla pari. I punti più alti del concerto non sono tanto i guizzi solistici, godibilissimi, ma i momenti costruiti sull’equilibrio. Molti brani in scaletta (da “Faith Through Error” a “As This Moment Slips Away”, “The Mending”, “County Seat”) fanno anche parte del disco che i quattro hanno inciso insieme quest’anno. Quando disegnano il tema di “1979 Semi-Finalist” gli stacchi riescono a essere tanto netti quanto morbidi, come se affondassero con rapidità e precisione il coltello in una torta. Il pianista Ethan Iverson carica sulle tensioni: non ci sono fiumi di note nelle sue mani, tutto è estremamente soppesato. Ogni tocco è funzionale all’intero gruppo. L’attacco rumoristico di “Faith Through Error” lascia presto spazio a un magma di suono che si espande. L’effetto più sorprendente è questa loro capacità di giocare sulle dinamiche senza eccedere nel volume: l’energia sale senza che alcuno strumento strilli o si inerpichi su virtuosismi. Non sono necessari. Il ricchissimo solo di batteria di Dave King, subito dopo, è una cascata percussiva che il pianista sottolinea in ogni accento senza mai staccargli gli occhi di dosso. Momenti di interplay come questi valgono l’intero concerto. Lo stesso Redman, che forse – un po’ per il nome e un po’ per il suo strumento – potrebbe essere giustificato a mettersi in primo piano con il sax tenore, mette tutto il suo suono a disposizione dei compagni. Le parti d’insieme sono una gioia da ascoltare, un colore ancora diverso, una fusione di tutti i componenti. I brani più lirici della serata sono a firma del contrabbassista Reid Anderson (a cui spetta anche il ruolo di presentatore ufficiale in un italiano, che strappa qualche sorriso). È lui a tessere morbidi intrecci di note in “Dirty Blonde” e soprattutto in “Lack The Faith But Not The Wine” (titolo perfetto in terra marchigiana, va detto). C’è tempo solo per un ultimo bis, “one more brano”, come annuncia Anderson. Il cerchio di questa serata perfetta si chiude, mentre la striscia blu dietro il palco è diventata tutt’uno con il cielo notturno di Fano.

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