Classico hip hop
The Roots all'Arena Santa Giuliana di Perugia
Recensione
jazz
Anche se l’Arena S. Giuliana non era al completo, vista dall’alto delle gradinate si assaporava già quello che sarebbe diventata da lì a pochi minuti: un sabba di black music di alta qualità e di impegno politico-intellettuale, che ha segnato una svolta storica del genere. The Roots, la band di Philadelphia capitanata da ?uestlove e Black Thought, con un concerto di oltre due ore, senza mai fermarsi, ha ripercorso la propria carriera artistica a partire dai primi album passando per alcune straordinarie cover rock – dei Guns 'N Roses o dei Led Zeppelin – fino al tormentone "The Seed", il singolo inciso in collaborazione con il cantante Cody Chesnutt, pubblicato nel 2003, che gli è valso una visibilità internazionale anche nei circuiti del pop.
Un concerto - come è nello stile di The Root - senza nessun tipo di campionamento, senza ricorrere a mixaggi, loop o riff già registrati: è proprio questa "autenticità" a garantire l'energia della performance, e a trasformare l’arena S. Giuliana in una grande dance hall: potente sezione ritmica incentrata sui peculiari giri di basso di Mark Kelley, sulla batteria sempre marcata di ?uestlove e sulle percussioni di Frank Knuckles, assoli di chitarra (di Cap'n Kirk), la cupa ed elegantemente gutturale di Black Thought... Ma nella musica dei Roots, ormai documentata in dodici fortunati dischi, vi è anche la consapevolezza, ironica e autoironica, di riuscire a raccontare le problematiche e le contraddizioni dell'America contemporanea: hip hop senza stereotipi "da rapper", senza volgarità gratuite, senza cliché di stile. Hip hop colto, quasi classico.
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