L'organetto di oggi

Riccardo Tesi e il suo progetto "cameristico" al Folk Club

Recensione
world
Folk Club Torino
20 Dicembre 2013
Un aneddoto che riguarda Riccardo Tesi: visti i pochi, pochissimi soldi che un Ente pubblico prevedeva per il finanziamento di progetti legati a musiche di tradizione o “world”, l’organettista decideva di concorrere nei progetti di musica “classica o contemporanea”: «Noi scriviamo musica, oggi», avrebbe risposto. L’uscita non è una provocazione, ma suggerisce di ripensare tanto il ruolo che oggi ha l’organetto – il “principe” degli strumenti popolari italiani –, quanto lo status artistico di Tesi (che del revival dell’organetto in Italia è uno dei padri). L’occasione di riflessione è il passaggio al Folk Club di Torino, dove Tesi è di casa, per la presentazione del recente disco [i]Cameristico[/i], con un quartetto che affianca allo strumento a mantice il pianoforte (Daniele Biagini), il violoncello (Damiano Puliti) e il clarinetto (Michele Marini). Testato dal vivo, il progetto conferma quanto sentito su disco: e cioè che Tesi, nonostante abbia scritto e suonato molta musica e con organici molto diversi, ha oggi ancora molto da dire, soprattutto come [i]compositore[/i]. L’organetto ha avuto usi molto diversi in questi ultimi decenni, anche in virtù di una storia tutto sommato breve come "strumento moderno" (tolto cioè dal contesto delle musiche folkloriche, e “ripensato”). Molto più di qualunque altro strumento popolare, poi, può vantare una nuova generazione di interpreti capaci di fare cose inaudite (in senso proprio): la breve “ospitata” di Simone Bottasso, a margine del concerto del Folk Club, ha mostrato proprio alcune queste vie di fuga: il jazz (non come “stile”, ma come spazio creativo e improvvisativo), e un approccio “totale” allo strumento che ne sfrutta i battimenti, il mantice, la stessa cassa per andare oltre i “movimenti obbligati” dello strumento diatonico. Se le nuove leve rappresentano l'avanguardia tecnica, [i]Cameristico[/i] è un altro tassello in questa crescita, che fa fare all’organetto un passo indietro per costringerlo al confronto con gli strumenti classici: contrappunti con il violoncello e il clarinetto (con le ance che spesso si inseguono e si imitano: in questo, la pronuncia ora jazzistica, ora quasi klezmer – o turca – di Michele Marini dà una grande mano); tessiture ritmiche instabili (quasi tutte “chiamate” dai bassi dell’organetto); spazi di improvvisazione ma, soprattutto, composizione contemporanea che suona come tale, senza esotismi o cliché; che può pescare dal cinema, dalle suggestioni delle musiche del mondo, e dal mondo stesso.

Interpreti: Riccardo Tesi: organetto; Daniele Biagini: pianoforte; Damiano Puliti: violoncello; Michele Marini: clarinetto.

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