Funk voodoo
Peter Solo e i suoi Kakarako portano a Novara il funk togolese
Recensione
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Non sono molto conosciuti qui da noi. Tanto che il presentatore nel chiamarli sul palco storpia il nome in "Kakakarò". Eppure Peter Solo, carismatico leader togolese dei Kakarako, non è certo un musicista di primo pelo, avendo condiviso il palco con ambasciatori dell'afrobeat come Papa Wemba e Miriam Makeba. Una musica fresca, energica, la sua, inebriata di gioia selvaggia, che affonda le radici nella tradizione musicale del Togo, ma si apre alle influenze di tutto il mondo. Del resto lo stesso Solo è figlio del sincretismo, con un padre cristiano e una madre seguace del voodoo. Dopo il successo in patria, il suo desiderio di condivisione e incontro con l'altro lo porta a seguire le orme di Fela Kuti ed Ebo Taylor, e si trasferisce a Londra, vera mecca dell'afrobeat. Ma presto sceglie come sua patria adottiva la Francia, dove fonda i Kakarako, una formazione giovane ed esplosiva con la quale oggi gira il mondo. Con il suo ultimo disco [i]Analog Voodoo [/i](Buda Music/Universal France, 2012) il chitarrista-cantante togolese ha abbandonato gli strumenti tradizionali e ha virato verso atmosfere analogiche, con espliciti richiami a James Brown e al funk anni Settanta. Ma anche l'aspetto estetico vuole la sua parte. Così Solo ha messo da parte le tuniche africane e ha vestito i suoi con abiti che sembrano usciti da una bottega vintage: camicie fiorate, pantaloni stretti e stivaletti di pelle. La musica che porta a Novara Jazz, per la tradizionale serata dedicata all'afrobeat, è una miscela esplosiva che sorprende ed entusiasma il pubblico. Sul palco Solo è incontenibile: suona, canta, salta, balla, trasmettendo una carica non comune. E anche se nessuno si alza a ballare bisogna riconoscergli il merito di aver fatto cantare il compassato pubblico novarese.
Interpreti: Peter Solo: chitarra e voce; Simon Bacroix: basso; Michel Christophe: batteria; Bekouche Akl: percussioni; Vincente Fritis: tastiera
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