Il fascino solido di Girotto
Javier Girotto & Aires Tango inaugurano il Piacenza Jazz Fest
Recensione
jazz
Decima edizione per Piacenza Jazz Fest che quest'anno, dopo la consueta carrellata di anteprime ed eventi collaterali, apre il cartellone principale con gli Aires Tango di Javier Girotto, mostrando di preferire una formazione ben conosciuta e consolidata piuttosto che puntare sul facile appeal di un nuovo progetto. Una scelta forse azzardata di questi tempi, ma che si è rivelata azzeccata considerando la risposta entusiastica del pubblico. Il concerto decolla fin dalle prime note tra sviluppi dinamici sapientemente costruiti e un perfetto alternarsi di nervosismi trattenuti e liberi sfoghi di energia. Articolati temi suonati come sciolte improvvisazioni, ritmi taglienti e staccati interpretati con invidiabile rilassatezza, un interplay telepatico da far invidia al trio di Keith Jarrett: tutto frutto di lunghi anni di frequentazione. La scaletta non presenta novità, ma pesca nell'ampio repertorio degli ultimi quindici anni di attività tra brani recenti, come "Felliniana" o "Pasión Albiceleste", e vecchi successi, tra cui la splendida "La luna". Un'occasione per riflettere sugli sviluppi nella scrittura di Girotto: il progressivo allontanamento dalla figura ingombrante di Piazzola - molto evidente nei ritmi, nei colori, nelle linee melodiche e nelle armonizzazioni dei primi album - l'avvicinamento ai ritmi meno urbani dell'Argentina, l'apertura a influenze prog - le lunghe e vorticose frasi all'unisono, i tempi dispari e il modo di caratterizzare gli accenti. Una performance che conferma l'indubbio valore di una delle più originali e longeve formazioni del panorama italiano - l'anno prossimo festeggia vent'anni di attività - in controtendenza con l'odierna moda del progetto usa e getta.
Interpreti: Javier Girotto: sax soprano, baritono e flauti andini; Alessandro Gwis: pianoforte; Michele Rabbia: percussioni; Marco Siniscalco: basso
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