L'impresa collettiva
Il quinto Festival del Canto Spontaneo in Friuli, fra musica e tutela delle tradizioni
Recensione
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Due ore di musica hanno chiuso, nella assiepata chiesetta montana di Givigliana (Udine), l'intensa tre giorni del Festival del Canto Spontaneo, organizzato dall'Associazione Culturale Fûrclap, ideato da Giovanni Floreani e Novella Del Fabbro. Dopo la mattutina processione propiziatoria, si sono esibiti il Trio di Gjviano (canti di tradizione della Carnia), le Donne di Giulianello, interpreti dell’antico repertorio di canti “alla mietitora” dell’area del Vulcano laziale e infine Giovanna Marini, con un concerto-messaggio sul valore inestimabile della musica popolare.
Nei due giorni precedenti (a Udine, presso il Museo Etnografico del Friuli/ Palazzo Giacomelli) si erano avvicendati il trio Floreani-Pagliuca-Marcolina in un concerto dal titolo "Intrecci sacri - Dissonanze Profane; le studiose Magda Minotti e Stefania Colafranceschi, in un itinerario tra santi, tradizione orale e liturgia sacra antica; Simone Sassu, Valter Colle e Renato Morelli, a ricordare Pietro Sassu, etnomusicologo scomparso nel 2001, legato al territorio friulano per le sue numerose ricerche sul campo; il soundmaker Antonio Della Marina con un'improvvisazione densa di suggestioni sensoriali.
Chiuso il sipario del Festival, cosa rimane? L'intenzione era chiara: promuovere, ha spiegato la direzione del festival, «il tema trascurato di una pratica canora tipica delle aree rurali e montane come le zone dell’alto Friuli e della Carnia, divenute patrimonio di una tradizione popolare ancora oggi fortemente sentita...». Una mission in linea con la Convenzione dell'Unesco, ratificata dall'Italia nel 2007: «"Fare" Cultura popolare e mantenere la Memoria sono un'impresa collettiva», ricorda la Rete Italiana di Cultura Popolare, uno degli enti più impegnati nel mettere in "rete" i tanti patrimoni materiali e immateriali disseminati nel nostro Paese, rammentando che «la diversità delle espressioni culturali si concreta nel dialogo interculturale, le cui basi sono l'ascolto dell'altro da sé e il reciproco riconoscimento». Si tratta dunque di impegnare le comunità in «un'impresa collettiva». Per questo motivo il bel Festival del Canto Spontaneo non può essere confinato nell'ambito né dell'autoreferenziale incontro tra intellettuali, né dell'ennesimo evento codificato come semplice spettacolo dal vivo.
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