Classicità o manierismo?
Sul palco dello Strehler la celebrazione dei progetti di Paolo Fresu
Recensione
jazz
Pronti, via. Si parte col turbo e in un battibaleno si è proiettati nell’olimpo del jazz, con Uri Caine in forma smagliante e Paolo Fresu molto ispirato. Caine gioca a spezzare gli applausi mettendo in fila di corsa tre standard: “Dear Old Stockholm”, “I Loves You, Porgy” e una “Cheek to Cheek” da cardiopalma. Niente di nuovo, si dirà, visto che il disco in duo “Things” che contiene anche questi brani in arrangiamenti fedeli a quanto è proposto dal vivo è ormai datato (2006); ma quando la forma è questa, è sempre un piacere ascoltare e lasciarsi trasportare. D’altra parte, che nel percorso di Fresu vi sia una ricerca di classicità, di distillazione e precisazione nel tempo che può anche non piacere, diventa via via più chiaro man mano che la serata si sviluppa. Caine rimane sul palco per altri cinque brani, in cui il repertorio si apre a Monteverdi, la strumentazione al Rhodes e agli effetti sulla tromba, fino all’ingresso del Quartetto Alborada che partecipa a “Cowboys & Indians” di Caine, toccando così il secondo disco che i due hanno confezionato nel 2009, “Think”. Si apre la seconda parte con il progetto “Crittograph”, sul palco l’Alborada e il Quintetto di Fresu: il dedicatario e co-protagonista è il leggendario Giulio Libano, il cui ingresso sul palcoscenico a ricevere gli applausi finali è emozionante. Bis: tutti sul palco con Caine per il “Liebenslied” di Weill. Classicità cercata, raggiunta o ostentata? È difficile dirlo, e forse non così urgente, tuttavia affiora a tratti la sensazione che la sofisticazione stilistica e l’ecumenismo delle scelte musicali conduca a un certo manierismo. Fresu è musicista di primo livello che può dare ancora molto, a patto che non perda l’impulso a sperimentare e a mettere in discussione il proprio status di classico del jazz.
Interpreti: Paolo Fresu: tromba, flicorno, effetti; Uri Caine: pianoforte, Fender Rhodes; Paolo Fresu Quintet (Tino Tracanna, Roberto Cipelli, Attilio Zanchi, Ettore Fioravanti); Alborada String Quartet (Anton Berovski, Sonia Peana, Nicola Ciricugno, Piero Salvatori). Giulio Libano: arrangiamenti.
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